martedì 12 aprile 2016

E’ la democrazia, bellezza


E’ la democrazia, bellezza

Allo stato delle cose urge una premessa: l’umanità è lanciata come un toro infuriato verso la democratizzazione dei sistemi socio economici, ma poi non riesce a rassegnarsi allo sfascio, perché le classi dirigenti stanno ancora cercando il libretto di istruzioni filosofico per capire come guidare la macchina democratica senza sfracellare popolo e Stato. E dopo tre, quattro o cinquemila anni, sembrerebbe proprio lavoro da padreterni renderla utile e non letale alla collettività.
Ci sono buone possibilità che il principio filosofico su cui si fonda la democrazia, nato forse prima di Platone, abbia una punta di irrazionalità di troppo; posto che abilita la maggioranza e solo la maggioranza a governare, mentre lascia alla minoranza la discrezionalità di contrastare le scelte di governo a parole, ma senza il minimo potere legale e reale di fermarle se sbagliate.
E siccome dalla storia dell’uomo si evince senza ombra di dubbio che gli intelligenti e gli onesti sono come i panda, due razze a rischio estinzione, ne consegue che la democrazia è il festival degli stupidi promossi per legge a classe dirigente, con l’obbligo di governare, ma indirizzati e corretti dalle organizzazioni sindacali.
Così si attribuisce alla stessa classe sociale dei lavoratori, unica ad essere maggioritaria in qualunque tempo e luogo, da qui a l’estinzione de l’umanità, il potere politico di governare e il potere sindacale di opporsi a se stessa, mandando in tilt la democrazia.
Che è come obbligare un onesto a rubare, ma in compenso promuoverlo anche giudice di se stesso e quindi libero di condannarsi. E se è appena più intelligente di una capra (direbbe Sgarbi) si assolve, partendo da un semplice ragionamento: in democrazia si attribuisce a cani e porci il potere-dovere di governare, pur sapendo che in quella funzione falliscono pure i geni. E' ovvio che poi questi si sentano legittimati a qualunque abuso, posto che alla funzione di governo non possono sottrarsi, e se pure assegnano ad un avversario la funzione di Premier, vedi Berlusconi, lo fanno dopo aver convertito Palazzo Chigi in mattatoio, e hanno la certezza matematica che da lì non esce vivo.
In conclusione, la tanto sbandierata bellezza della democrazia, fatta di poteri che fanno e contropoteri che controllano è una favoletta. Il contropotere sindacale degli imprenditori che sono una risibile e rissosa minoranza, è una autentica caricatura (vedi la storia dello stramiliardario Berlusconi, politicamente e giudiziariamente cornuto e mazziato, e i piccoli imprenditori italiani affidati alla sua infallibile protezione, ormai tutti ladri, falliti o suicidi).
La maggioranza politica può fermarla o indirizzarla solo la maggioranza sindacale, ma la politica dei lavoratori e il sindacato dei lavoratori sono come un cane a due teste, morde il doppio, ma non è mica tanto fesso da mordere se stesso, quando ha le chiappe imprenditoriali a portata di Equitalia.
Certo, c’è pure il potere giudiziario che sembrerebbe indipendente, ma lo è solo in teoria. Perché essendo soggetto alla legge, e composto da soli lavoratori dipendenti, finiscono per essere tutti dipendenti dal potere elefantiaco legislativo-sindacale dei lavoratori.
Se i singoli rubano ci sono le leggi per perseguirli, ma se l’intero sistema politico sindacale riduce il popolo al suicidio e lo Stato allo sfascio, (facendo lievitare a l’infinito gli imprenditori falliti e quindi i lavoratori disoccupati) nessuno ha il potere di tirare almeno il freno a mano prima che la macchina della democrazia col suo carico umano inerme vada a sfracellarsi ne l’abisso del default.
A me sfugge il percorso logico che a suo tempo indusse Marx ad inventare il comunismo, ma sicuramente capì che la convivenza pacifica lavoratori-padroni è guerra affaristico mafiosa camuffata da mercato, e tanto valeva elevare i lavoratori a padroni di sé stessi, facendo dello Stato un ricco datore di lavoro unico per tutti.
Ma come finì questa storia lo sappiamo. Ora in Occidente e forse a livello planetario la guerra lavoratori-padroni è ripresa alla grande senza esclusione di colpi, così il formicaio dei disoccupati in giro per il mondo cresce in maniera esponenziale e nella stessa misura decresce l’armata brancaleone dei piccoli imprenditori ormai costretti a delinquere o suicidarsi.
La classe dei lavoratori, plagiata da un potere politico-sindacale idiota e ladro, non ha alcuna voglia di smetterla di suicidarsi uccidendo i piccoli imprenditori. Così i grossi, (la cosiddetta “razza padrona”, le lobby imprenditoriali e finanziarie) non ci pensano manco lontanamente a firmare un armistizio, visto che i rappresentanti della classe operaia sono così sensibili alla corruzione, che comprarseli in blocco e affamare, truffare, avvelenare milioni di lavoratori, ormai è semplice quanto un gioco innocuo per bambini scemi.
A questo punto che fare? Il mondo viene da millenni di dittature dei padroni e non è proprio il caso di ritornarci. Volente o nolente, ci resta solo da vaccinare i rappresentanti sindacali e politici dei lavoratori, che oggi si fingono feroci nemici dei padroni, ma sempre e solo per costringerli a mettere a l’ingrasso le mazzette che stanno per allungargli sotto banco, in cambio di leggi ad lobby, ad personam, e ora, ultima in ordine cronologico, ad fidanzatum.
Ad onor del vero, fra i potenti, gli onesti e gli intelligenti ci sono sempre stati e ancora ci sono, a destra e a sinistra. Ma in quanto minoranza, in democrazia non hanno fatto e non fanno la storia. C’è solo da sperare che si rimettano in moto almeno in futuro, altrimenti siamo spacciati.

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