Distillare gocce di verità dalla menzogna dilagante è un lavoro da padreterno per il quale io non mi sento attrezzato, ma non ho alternative. Per tentare di capire quali catastrofi socio-economiche sono imputabili a dio e quali a cesare, ho provato a domandarmi: ma la penisola italica ha ricchezze naturali sufficienti a compensare eventuali carenze culturali degli italiani, o abbiamo un territorio poverissimo di risorse, e possiamo sopravvive solo di cultura, se, come e quando sappiamo metterla a frutto?
E per come la vedo io, ripeto, da non addetto ai lavori; la politica che rincorriamo da un paio di decenni per incriminarla di sfascio o default non centra una mazza: in Italia si campa di cultura o si muore di in-cultura.
La catastrofe italiana è dovuta a due errori grossolani: chiediamo alla politica, la medicina che ci viene puntualmente negata dalla scuola e dalla stampa. Scegliamo l’insegnamento o il giornalismo per guadagnare, ma poi rincorriamo la classe politica per capire. Come dire che cerchiamo da sempre nelle scarpe ciò che il mondo della cultura avrebbe dovuto depositarci sotto il cappello.
Una volta faceva politica chi aveva già capito nelle scuole, nelle redazioni o nelle imprese. Ora si fa politica per capire. E si giustificano le corbellerie degli sbarbatelli con una collezione di lauree prestati alla politica con queste battute idiote: sono giovani, stanno studiando, devono imparare, impareranno. Ma cosa impareranno? Il mestiere di arruffapopoli, truffatori, corrotti o ladri, non certo quello di statisti !!!
Scegliamo un esercito di alunni e li paghiamo cinquanta volte più dei professori o dei piccoli artigiani, per tentare di capire come si possa evitare il danno collettivo perseguendo il bene comune. Invece quelli, non avendo mai capito cosa è la politica, si ammazzano di lavoro facendo loschi affari per sé, o se non hanno la stoffa degli speculatori, affaristi o strozzini, giocando a l’utile idiota: a chi fa più danni per stupidità a spese di Pantalone.
Ora siamo ai professori che non insegnano, ai giornalisti che non informano, e ai professionisti che scalano il potere per capire cosa è il bene comune, ma poi si fanno il proprio da apprendisti strozzini.
Cercare nella politica, ciò che manca o ci nega la cultura, è come cercare ad ovest il sorgere del sole. Quello che i professori e i giornalisti non vogliono o non sanno darci, è inutile cercarlo nella politica ingrassandola di privilegi e alleggerendola di responsabilità, perché è come rivolgersi al podologo per curare il tumore al cervello.
Abbiamo sprecato sette decenni di democrazia e non abbiamo ancora capito che la qualità del sistema socio-politico-economico dipende dalla qualità delle teste d’uovo che formano e informano i cittadini.
Non si distilla democrazia da qualunque popolo, ma da quellomaturo che sa di essere governante di sé stesso. E non chiede alle parti sociali di condizionare la politica, e poi di imputare al Premier come fosse un tiranno, lo sfascio che ne consegue. Sapendo bene che in ogni popolo le carenze politiche hanno nella cultura un denominatore comune: sono imputabili in esclusiva alla scuola e alla stampa.
Il Premier è l’unico soggetto che mentre governa non è colpevole di niente, perché gli effetti di qualunque politica (anche se esclusivamente sua, come dire tirannica) non sono visibili prima di due-tre decenni.
Sul banco degli imputati per lo sfascio italiano dovremmo portarci i vecchi “padri nobili della cultura prestati alla politica”, per come ci hanno ridotti con la Carta Costituzionale più bella del mondo. Ma denigrare l’attuale Premier quarantunenne perché la sua politica non risanerà né ora né mai gli effetti della politica idiota o ladra dei padri ignobili ottantenni e passa, è un attacco di stupidità o pazzia collettiva senza precedenti storici.
Avessi il potere tirannico, farei votare questo referendum agli italiani fino a 50 anni, escludendo dal diritto di voto, ma soprattutto di critica, tutta la vecchia classe dirigente, idinosauri del potere che hanno trasformato lo Stato più bello del mondo, patria di santi, eroi, navigatori e geni, in un manicomio a cielo aperto.
Prima di incriminare il Premier Renzi, perché la sua politica è come una spazzola spelacchiata, inadatta a ripulire il cessoitaliano (e te credo!!!); portate sul banco degli imputati i padri ig-nobili del mondo della cultura, sindacato e politica, ultra ottantenni, che hanno formato, informato e guidatodue generazioni di classe dirigente onesta fino alla lira, che ha insozzato e continua ad insozzare l’Italia come un cesso di stazione di campagna.
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