Enrico Mattei aveva il "pessimo vizio" di non ricambiare la cortesia, riconsegnando il potere agli avversari.
Come imprenditore, come dirigente pubblico, e come politico, faceva politica economica trovando "soluzioni" in funzione del bene comune, ma a tutt'oggi sconosciute in Italia.
Non conosceva il "buon governo Letta", quello che è servito per consegnare il governo alla Meloni, né la "buona politica berlusconiana" per restituire la cortesia ai sinistri.
Facendo buona politica economica impediva i travasi di potere a destra e a manca; e quindi per i politici italiani Mattei non era addomesticabile: lavorava per rafforzare e conservare la sovranità del Popolo e dello Stato italiano.
A colpi di soluzioni geniali faceva POLITICA a 360 gradi, che quando è degna di questo nome, è insieme fascista e comunista, senza essere né fascista, né comunista suicida.
Assicurando a l'Italia autosufficienza energetica contribuì al boom economico, alla massima occupazione, alla crescita del PIL e grazie ai tributi al buon funzionamento dello Stato.
Una politica così intelligente non poteva mai essere gradita ai politici italiani abituati più che a governare, a consegnare il governo agli avversari.
Mattei è morto non perché voleva la sinistra o la destra fuori dal potere, ma per impedire, da buon imprenditore, che l'Italia dipenda come ora dal "buon cuore" (dei poteri forti mondiali) di chi la vuole ridotta al default e alla guerra civile: insomma a colonia straniera come siamo adesso, in svendita continuata, a saldi di fine stagione democratica.
Mattei avrebbe dovuto frequentare le attuali scuole comuniste italiane per capire come indurre gli elettori a riconsegnare il potere ai fascisti.
Ma Mattei, diversamente dai comunisti italiani che si accorgono solo ora che la loro "ottima" politica ha asfaltato la strada del governo alla fascista Meloni; non è stato mai nemmeno per un giorno "una bella addormentata nel bosco", ci vedeva chiaro ampio e lungo senza l'aiuto dei politologi: né sinistri parigini, né destri italiani.
Mattei è morto perché era un gigante, non un nano: non lasciava il lavoro a metà, né fuggiva davanti al pericolo.
Franco Luceri
Come imprenditore, come dirigente pubblico, e come politico, faceva politica economica trovando "soluzioni" in funzione del bene comune, ma a tutt'oggi sconosciute in Italia.
Non conosceva il "buon governo Letta", quello che è servito per consegnare il governo alla Meloni, né la "buona politica berlusconiana" per restituire la cortesia ai sinistri.
Facendo buona politica economica impediva i travasi di potere a destra e a manca; e quindi per i politici italiani Mattei non era addomesticabile: lavorava per rafforzare e conservare la sovranità del Popolo e dello Stato italiano.
A colpi di soluzioni geniali faceva POLITICA a 360 gradi, che quando è degna di questo nome, è insieme fascista e comunista, senza essere né fascista, né comunista suicida.
Assicurando a l'Italia autosufficienza energetica contribuì al boom economico, alla massima occupazione, alla crescita del PIL e grazie ai tributi al buon funzionamento dello Stato.
Una politica così intelligente non poteva mai essere gradita ai politici italiani abituati più che a governare, a consegnare il governo agli avversari.
Mattei è morto non perché voleva la sinistra o la destra fuori dal potere, ma per impedire, da buon imprenditore, che l'Italia dipenda come ora dal "buon cuore" (dei poteri forti mondiali) di chi la vuole ridotta al default e alla guerra civile: insomma a colonia straniera come siamo adesso, in svendita continuata, a saldi di fine stagione democratica.
Mattei avrebbe dovuto frequentare le attuali scuole comuniste italiane per capire come indurre gli elettori a riconsegnare il potere ai fascisti.
Ma Mattei, diversamente dai comunisti italiani che si accorgono solo ora che la loro "ottima" politica ha asfaltato la strada del governo alla fascista Meloni; non è stato mai nemmeno per un giorno "una bella addormentata nel bosco", ci vedeva chiaro ampio e lungo senza l'aiuto dei politologi: né sinistri parigini, né destri italiani.
Mattei è morto perché era un gigante, non un nano: non lasciava il lavoro a metà, né fuggiva davanti al pericolo.
Franco Luceri
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