martedì 10 gennaio 2023

Enrico Mattei fu ucciso per la sua grandiosa politica economica


Enrico Mattei aveva il "pessimo vizio" di non ricambiare la cortesia, riconsegnando il potere agli avversari.
Come imprenditore, come dirigente pubblico, e come politico, faceva politica economica trovando "soluzioni" in funzione del bene comune, ma a tutt'oggi sconosciute in Italia.
Non conosceva il "buon governo Letta", quello che è servito per consegnare il governo alla Meloni, né la "buona politica berlusconiana" per restituire la cortesia ai sinistri.
Facendo buona politica economica impediva i travasi di potere a destra e a manca; e quindi per i politici italiani Mattei non era addomesticabile: lavorava per rafforzare e conservare la sovranità del Popolo e dello Stato italiano.
A colpi di soluzioni geniali faceva POLITICA a 360 gradi, che quando è degna di questo nome, è insieme fascista e comunista, senza essere né fascista, né comunista suicida.
Assicurando a l'Italia autosufficienza energetica contribuì al boom economico, alla massima occupazione, alla crescita del PIL e grazie ai tributi al buon funzionamento dello Stato.
Una politica così intelligente non poteva mai essere gradita ai politici italiani abituati più che a governare, a consegnare il governo agli avversari.
Mattei è morto non perché voleva la sinistra o la destra fuori dal potere, ma per impedire, da buon imprenditore, che l'Italia dipenda come ora dal "buon cuore" (dei poteri forti mondiali) di chi la vuole ridotta al default e alla guerra civile: insomma a colonia straniera come siamo adesso, in svendita continuata, a saldi di fine stagione democratica.
Mattei avrebbe dovuto frequentare le attuali scuole comuniste italiane per capire come indurre gli elettori a riconsegnare il potere ai fascisti.
Ma Mattei, diversamente dai comunisti italiani che si accorgono solo ora che la loro "ottima" politica ha asfaltato la strada del governo alla fascista Meloni; non è stato mai nemmeno per un giorno "una bella addormentata nel bosco", ci vedeva chiaro ampio e lungo senza l'aiuto dei politologi: né sinistri parigini, né destri italiani.
Mattei è morto perché era un gigante, non un nano: non lasciava il lavoro a metà, né fuggiva davanti al pericolo.
Franco Luceri 

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