sabato 25 ottobre 2025

L'incapacità di usare i mezzi disponibili danneggia i popoli







I popoli incapaci di usare utilmente i mezzi, finiscono per produrre povertà e si condannano alla rapina tributaria e finanziaria, perché le banche e gli Stati non possono permettersi il lusso di impoverire e fallire.
Due sono le condizioni critiche in cui può trovarsi qualunque popolo: manca di mezzi sufficienti, o manca di uomini capaci di usarli in modo socialmente ed ecologicamente produttivo.
Per millenni, anche l’Occidente ha sofferto di carenza di mezzi; poi, scienza e tecnologia hanno risolto alla grande quel problema, e siamo caduti in quello opposto. Oggi i mezzi si sprecano ma mancano gli uomini adeguati, gli autisti capaci di fare dei mezzi disponibili un uso costruttivo. Che è come avere un’auto di lusso, col serbatoio pieno di carburante, la chiave nel quadro, i passeggeri a bordo, ma l’autista capace di portarli a destinazione a costi accettabili e senza danno, non lo hanno ancora inventato.
Dallo stecchino per la pulizia dei denti, all'immobile con cappotto termico, all'automobile elettrica, al telefono, al computer, a l’elettrodomestico complicato, a l’aereo a reazione, o alla navicella spaziale, il problema sta sempre nella disponibilità eccessiva di mezzi, e nella drammatica carenza di uomini capaci di usarli senza danni individuali, sociali o ambientali.
Una volta si era tutti carenti di mezzi per mancanza di denaro, ora, anche lo scemo del paese smanetta col telefonino di ultima generazione, ma manca di istruzione e intelligenza per usarlo utilmente per sé e per gli altri.
La scuola non riesce ad adeguare la formazione degli uomini, alla evoluzione dei mezzi. Non riesce a portare l’intelligenza dei popoli, al passo del frenetico e complesso sviluppo tecnologico, talmente accelerato e cervellotico da ridicolizzare il sapere di milioni di laureati che alle prese con la tecnologia di ultima generazione o fresca di giornata, sono più chè analfabeti. 
Ci sono professionisti vicini alla pensione che non si sono mai rassegnati a divorziare dal modello di computer utilizzato per laurearsi. Conosco uno che gioca ancora con il portatile Olivetti M10, prodotto dal 1983 al 1985, e finito in due anni a pezzo da museo, perché non resse alla pazzoide e accelerata evoluzione tecnologica. 
In quattro decenni (1985-2025) siamo passati dal primo computer portatile che era poco più di un giocattolo, alla intelligenza artificiale che ora è potenzialmente in grado di condizionare la vita di 8 miliardi di umani.
Provate ad immaginare come vivono ora milioni di persone con una cultura media acquisita trenta, quaranta o cinquanta anni prima, ma condannati a fare uso dei mezzi tecnologici che gli si complicano sotto il naso e li schiavizzano a norma di legge.
Io temo, e vorrei proprio sbagliarmi, che la causa scatenante dei problemi attuali dei popoli, (alla faccia del comunismo, liberismo e persino fascismo e nazismo) sia l'incompatibilità culturale tra uomini e mezzi: per l’impossibilità di adeguare il sapere e l’intelligenza dei singoli e dei popoli, ai mutamenti "sparati" dello sviluppo tecnologico che in alcuni campi è una autentica benedizione, ma in molti, anzi in troppi, rasenta la follia criminale o peggio genocida. Come i droni che sono adatti ad un uso pacifico e salvifico, ma volendo anche criminale per portare guerra, distruzione e morte.
Forse dalle caverne e fino al secolo scorso, nessuno ha mai potuto soffiare alla politica il primato della distruttività. Ora i poteri politici e finanziari, per l’improduttività sociale culturalmente indotta, sono afflitti da costi crescenti e utili calanti.
Se non si corregge, e con molta sollecitudine, il problema de l'adeguamento culturale fra mezzi sempre più intelligenti e popoli sempre più incapaci di fare degli stessi un uso socialmente ed ecologicamente compatibile, la catastrofe economica mondiale potrebbe essere acquattata dietro l’angolo, e di riflesso, quella sociale e umanitaria.
Comunismi, fascismi, nazismi e liberismi sono vecchi tiranni acciaccati che alleandosi tentano goffamente di reggere all'impatto tecnologico, ma sono condannati a morte certa da l’unico spietato e invincibile tiranno planetario: la pedagogia che non riesce ad adattare la cultura di massa alla intelligenza crescente dei mezzi tecnologici.
Tanto accelerata, che ora il mezzo  "intelligenza artificiale" non cerca autisti bravi che la guidino, ma passeggeri che si lascino guidare. Che credano ciecamente nelle sue capacità di autista superlativo, di nuovo padreterno dell'umanità.
E dove sono perfette le macchine, ma  impari gli autisti, tutto ciò che passa per benessere, civiltà, progresso e giustizia, è soltanto una colossale truffa planetaria. 
È il lento genocidio culturale della razza umana, che prima della scienza e degli scienziati era piena zeppa di geni autodidatti che hanno riempito il mondo di capolavori impareggiabili. Ora, afflitti da analfabetismo di ritorno, brancoliamo tutti nel buio, e guardiamo i vecchi contadini col cervello fino con una punta di invidia.
Franco Luceri

sabato 18 ottobre 2025

In Italia la poltrona di premier brucia: servono pompieri non piromani

 








Su internet ho trovato questo "geniale" commento indirizzato alla Premier Meloni:

"È un istrione che sa parlare alla pancia del popolino. Diciamo che sarebbe stata un'ottima televenditrice di padelle."

L'autore di questo rozzo commento, avrà esaurito precocemente i neuroni, perché ha squalificato l'attuale Premier e il "popolino" tutto pancia e niente cervello che l'ha votata; senza farci sapere a quale esempio di inesistente buon governo femminile italiano l'ha paragonata, posto che in Europa solo la Thatcher ha lasciato il segno.

Per non scadere nel ridicolo, avrebbe dovuto chiedersi; in otto decenni quanti premier italiani hanno avuto il potere di fare meglio della Meloni e lo hanno usato? E quanti hanno dovuto prendere atto che l'Italia è una colonia straniera al servizio delle grandi potenze mondiali; e con qualche "amichevole" ingerenza anche di Germania, Francia e Inghilterra?

Aldo Moro è stato il primo e l'unico premier italiano che si è rifiutato di fare da agente di commercio degli stranieri che hanno colonizzato l'Italia. Ma questo lusso lo ha pagato caro e di tasca propria.

Perciò basta guardare la storia dei precedenti Premier italiani per capire se la Meloni ha o non ha il POTERE di fare la politica che serve all'Italia. Perché volere un super governante autonomo, nell'Italia colonizzata e indebitata fino alle orecchie, è come volere la moglie ubriaca e la botte piena.

Monti, Draghi e Conte, tre mostri sacri della cultura, hanno preceduto la Meloni a Palazzo Chigi. Chi ha ricevuto lingotti alzi la mano. A me sono arrivate solo tasse da pagare, e una doppia infilzata di vaccino covid, gratis.

Prima della attuale XIX legislatura, alle precedenti 18 si sono alternati a Palazzo Chigi 73 premier maschi. E ci vuole solo coraggio a considerare Democratica una simile mostruosità.

Prodi, due volte Premier, è riuscito a rimanere in sella per tutta la quindicesima minilegislatura, 21 mesi, e i miracoli li ha fatti più da esattore, che da seminatore di PIL

Nelle altre legislature si sono alternati a Palazzo Chigi, da due a sei "gover nati"  per ogni legislatura. Il tempo di montare a cavallo, scontentare qualche potente vero e finire disarcionati o scalciati.

La Meloni non poteva, non può e non potrà mai fare meglio. "Al governo italiano hanno rubato il volante, si governa da passeggeri guidati non da autisti guidatori", disse Berlusconi, al suo primo ingresso da premier a Palazzo Chigi.

Se in Italia il buon senso non fosse una merce introvabile aiuterebbero la Meloni a non sbagliare e a non cadere; invece la costringono a sollevare il fondoschiena da quella poltrona maschile, talmente rovente, che trattarla con il lanciafiamme della critica miope, o peggio estorsiva è un crimine contro l'Italia e gli italiani.

L'attuale politico più autorevole del mondo, il Super Trump, che vorrebbero candidato al Nobel per la pace, non era stato ancora rieletto, quando promise pace fulminante in Ucraina. Ma ha dovuto sterzare verso la Palestina ed ha impiegato 10 mesi per procurarsi dai potenti del mondo, il permesso a fermare il genocidio. Ora però aspettiamo di vedere se i frutti dell'albero della pace di Trump  maturano o marciscono.

Riguardo a l'Ucraina Trump disse, il tempo di arrivare alla Casa Bianca, una telefonata all'amico Putin e scoppierà la pace. Fosse stata la Meloni artefice di una così evidente "impotenza politica", le avrebbero consigliato di andare a vendere casalinghi usati al mercato rionale delle pulci.

Come dire che tutti i governanti delle attuali democrazie, piccole, medie e grandi, nere e rosse, destre e sinistre, danno ordini ai sottoposti nazionali, ma sono impotenti esecutori di ordini superiori, che tutti i premier ricevono  dal potentissimo mondo culturale, industriale e finanziario.

La politica esegue, ma impedendo alla gente di capire che non esiste più il denaro al servizio dell'uomo, c'è solo l'uomo asservito al potere finanziario globalizzato senza via di scampo. La politica del bene comune è come se fosse stata vietata per legge a tutti i governanti governati del mondo.

Da mezzo secolo e passa, i Machiavelli della cultura hanno strappato alla politica l'arma del potere, spostando il loro fondamentale sostegno scientifico verso il mondo economico e finanziario, verso i padroni del denaro, padroni di fatto dell'umanità e del pianeta. 

E ai governanti di diritto, disarmati finanziariamente, (con le tasche bucate) resta solo il potere senza manico di governati di fatto, la lama affilata del debito pubblico crescente, della produttività calante e del carovita che ormai si mangia vivi popoli e Stati. 

La Premier Meloni sta dimostrando di saper usare con grande astuzia femminile, anche la lama del potere, il "potere senza potere". 
Se qualche donna pensa di saper fare meglio si candidi: perché nelle 18 legislature precedenti, 73 premier maschi hanno già regalato agli italiani, in fatto di istruzione informazione e Sanità, "miracoli" inimmaginabili sui quali è meglio stendere un velo pietoso.

Franco Luceri

sabato 11 ottobre 2025

Il liberismo sopravvive rendendo complementari problemi e soluzioni







L'industria culturale e politica liberista, ormai radicata nel mondo più della religione, produce problemi e poi finge di estirparli con  soluzioni  complementari "gattopardiane",  (direbbe Tomasi di Lampedusa) che conservano i problemi per garantire ai Paperoni montagne di profitti sfruttando e devastando Popoli, Stati, e Pianeta.

Per il mondo della cultura liberista, l'eliminazione dei problemi è la peggiore iattura; significa fallimento e fame per gli addetti ai lavori.
Provate a togliere i malati ai medici, gli obesi ai nutrizionisti, i litigiosi agli avvocati, gli artigiani agli ingegneri, i contribuenti ai commercialisti, gli agricoltori agli agronomi, gli allevatori ai veterinari, i corruttori ai politici e i criminali ai giudici, e la Torre di Babele del potere mondiale liberista si affloscerà come ricotta malfatta, perché è costruita sulla truffa legalizzata chiamata "Soluzione", che protegge e conserva il "problema" in buona salute, per garantire ai "manovali" della classe dirigente continuità di guadagno e a politici e banchieri potere tirannico, anche a costo di scatenare la terza guerra mondiale.

Chi vi garantisce di risolvere un problema al giusto prezzo, è un "truffatore truffato" costretto ad adattarsi al sistema mondiale della "soluzione conservativa" che ha fatto dell'umanità una ricca gallina dalle uova d'oro, derubandola della borsa, della vita e delle migliori risorse del pianeta.

E ancora nessuno ha cercato di capire se il liberismo sta mettendo il denaro al servizio dell'uomo o l'uomo al servizio del denaro; posto che nel mondo crescono in parallelo le scienze e le catastrofi, e sono la prova evidente che il denaro è usato per produrre denaro non civiltà, giustizia, pace e qualità della vita.

Perché, se una soluzione è davvero efficace; l'autore che l'ha partorita,  il giorno dopo è costretto a cambiare mestiere: perché eliminando il problema, si è auto eliminato clientela e profitto.

Il mondo della cultura continua ad imputare i suoi fallimenti alla politica che non finanzia adeguatamente l'istruzione. Ma se la cultura che si arroga il diritto di rendere produttivi i popoli, assolvesse scientificamente alla sua funzione di accrescere la capacità produttiva di chi agisce, (posto che è chiamato a mantenere economicamente chi pensa) il problema sarebbe risolto. 
Se invece i finanziamenti servono crescenti in eterno, vuol dire che il mondo della cultura non sta adempiendo alla sua funzione formativa. Adatta ogni singolo individuo all'habitat ormai culturalmente modificato, per conservarlo produttivo per gli sfruttatori e fallimentare per i contribuenti cornuti e mazziati.

E chi, di quella irresponsabilità burocratica e politica è chiamato a pagare il conto, non ha scelta. Professionisti onesti e piccoli imprenditori, messi in difficoltà con leggi, burocrazia, tassi e tasse; finiscono costretti a rendersi organici al sistema, e a derubare singoli e popoli, conservati apposta ignoranti e dipendenti.

Da due sorgenti letali l'umanità subisce danni irreparabili: le multinazionali devono produrre beni e servizi che attraggono la clientela con campagne pubblicitarie efficaci come esca, altrimenti i prodotti restano invenduti e le imprese falliscono.
E l'altra fonte di catastrofi sono i sacerdoti della cultura che a colpi di soluzioni truffa competono con gli imprenditori a chi arricchisce di più facendo incancrenire e sfruttando i problemi invece di eliminarli.

Queste sono le due sorgenti della degenerazione culturale ed economica liberista.

Chi ha un mestiere di qualunque tipo, anche se inquadrato come dipendente, è produttivamente autonomo, perché se dovesse essere licenziato, il giorno dopo sta già lavorando e guadagnando onestamente per conto proprio da imprenditore che assume e paga tasse.
Mentre l'intellettuale che progetta, è, per tutta la vita, dipendente da chi agisce. La sua produttività è riflessa, dipende dalla qualità dei suoi servizi professionali, che devono rendere doppiamente produttivi gli esecutori di lavori manuali, dovendo produrre ricchezza per sé e per il professionista fornitore di "soluzioni".

Il sistema però non è privo di eretici:  Intellettuali, professionisti, politici, giornalisti, giudici e imprenditori onesti e coraggiosi, che pagano con la borsa e con la vita il rifiuto a rendersi organici alla truffa liberista, ci sono in tutte le istituzioni. 
Ma l'infernale sistema è talmente consolidato e inossidabile da trovare sostenitori entusiasti persino per il genocidio, come in Ucraina e Palestina. E niente e nessuno ha il potere di fermare la produttività economica di qualunque progetto criminale, prima che sia stato completato e portato politicamente e finanziariamente a frutto.

sabato 4 ottobre 2025

L'istruzione obbligatoria ha declassato il progresso da sogno in incubo







Con l'istruzione obbligatoria si è impoverita la classe dei lavoratori manuali e arricchita quella dei lavoratori intellettuali; ma nessuno è mai riuscito ad inventare uno straccio di lavoro onesto, retribuito e garantito per nessuno.

In Italia e credo in tutto l'Occidente cosìdetto progredito, la vita onesta, che grazie alla cultura avrebbe dovuto essere progressivamente sempre migliore, ha finito per trasformarsi in miraggio. 
Perché se una cosa basta per 10 persone, ma la lasci contendere a 1000, per i più rapaci e disonesti diventa reale e per gli altri resta miraggio per tutta la vita, o peggio, passa letteralmente da illusione ad incubo.
Ecco perché i cambiamenti positivi, promessi e finanziati dalla politica, non hanno mai prodotto l'effetto strombazzato; perché se induci giuridicamente nei popoli, spostamenti in massa da una condizione di disagio ad una di privilegio, dal lavoro manuale a quello intellettuale, (questo ha fatto in Italia l'istruzione obbligatoria) generi lo stesso squilibrio provocato dai passeggeri di una barca, che spostandosi velocemente tutti nella stessa direzione, la fanno capovolgere.
Grazie al progresso culturale, negli ultimi 8 decenni ha rincorso il progresso economico facile e ricco un numero così massiccio di italiani, da stravolgere la promessa politica di lavoro, casa, famiglia, benessere, libertà, diritti e giustizia sociale per tutti: nord, centro e sud. Campa cavallo!
Gli spostamenti in massa dai lavori faticosi, sporchi e poveri verso occupazioni più pulite, comode, produttive, garantite e irresponsabili, hanno vanificato totalmente gli effetti che a prima vista sembravano miracolosi e inarrestabili quantomeno per burocrati,  professionisti, politici e industriali, fino a ridurre in miseria 5 milioni di Italiani e 15 milioni a rischio povertà. È in aggiunta l'invasione di immigrati per colmare la carenza di lavoratori italiani agricoli e artigianali, dirottati dall'istruzione verso cattedre e scrivanie.
Ora, al disagio sociale dei poveri, si è aggiunto quello della classe media, che a colpi di laurea si era lanciata alla "conquista del West" economico, ma poi, esaurita la ricettività nazionale, ha dovuto ripiegare verso la fuga dei cervelli per realizzarla fuori dall'Italia.
Lo spostamento in massa dalla occupazione agricola o artigianale, a quella professionale, burocratica o politica, ha finito per vanificare quella vampata iniziale di benessere, civiltà e giustizia sociale che sembrava miracolosa e inarrestabile, tanto da far classificare l'Italia, Quarta Nazione industrializzata del mondo.
Poi, nell'arco di mezzo secolo, le aziende agricole si sono spopolate, le terre sono rimaste incolte e improduttive, i piccoli artigiani si sono riciclati lavoratori dipendenti, perché le grandi industrie del Nord si moltiplicavano e promettevano miracoli. Ma per i piccoli imprenditori, lentamente, il sogno dei servizi pubblici gratis e della giustizia sociale si è sgonfiato e tramutato in doppio incubo tributario e finanziario.
E con la crisi delle piccole imprese è sparito fino a diventare miraggio il lavoro privato giustamente retribuito, sono sparite le garanzie sindacali, ed è diventato sfruttamento anche il lavoro pubblico. Le piccole imprese oneste sono fallite, le grosse sono scappate e il progresso si è squagliato come neve al sole di ferragosto.
Certo non siamo passati in una manciata di secondi dalla giustizia sociale a l'ingiustizia, ma sia pure lentamente, il cambiamento da positivo in negativo oggi ha tutta l'aria di essere granitico e immodificabile.
Delle conquiste sindacali per i lavoratori, del profitto facile per le imprese, e delle tasse convertite in servizi pubblici di qualità si sono perdute pure le impronte digitali, partendo da l'istruzione, informazione, previdenza e sanità.
In mancanza di un miracolo personale del padreterno, dalla scrivania e dalla cattedra, c'è il serio rischio che si debba tornare alla zappa, alla cazzuola, alla carriola, alle reti da pesca, alle pecore da mungere, al bosco da curare, al legno e al ferro da lavorare artigianalmente per riconquistare quel margine di moralità individuale e collettivo di quando gli sfaticati, gli irresponsabili, i ladri, i corrotti erano una rarità; mentre ora, con la barca Italia capovolta da un quarto di secolo e a rischio annegamento, raritá sono diventati gli intelligenti, gli onesti, i responsabili, i pacifici.
La "conquista del West" italiano, ora la stanno tentando gli immigrati; e quali saranno gli effetti per la "barca Italia" e per gli italiani col "salvagente bucato", lo sa solo Dio
Franco Luceri