giovedì 29 marzo 2012

Tassando ora, si spara sulla Croce Rossa


L’idea di riparare con le leggi fiscali locali, i danni economici prodotti dalle leggi del libero mercato globale, è così zoppa, da poter nascere solo nel reparto ortopedico del governo italiano.
Se uno Stato è economicamente in difficoltà, due sono le ipotesi possibili: o ha imprese che producono poca ricchezza, o ne producono tanta, ma lo Stato è incapace di tassarle. 
Se è esatta la prima ipotesi, delle imprese poco competitive e poco produttive, il problema si aggrava sicuramente mettendo a dieta i portafogli già anoressici dei consumatori a colpi di balzelli fiscali, perché le imprese italiane hanno costi tali che faticano già a sopravvivere nel mercato nazionale impestato di prodotti cinesi a prezzi stracciati, se poi lo Stato impoverisce ulteriormente i consumatori con tasse aggiuntive, entro un anno falliscono tutte, o si trovano un consulente capace di aiutarle a corrompere o evadere meglio le imposte. E sul mercato, se pure ci restano, lo fanno da parassiti.
Se invece è esatta la seconda ipotesi, delle imprese ricche, ma con lo Stato incapace di tassarle, spostare la tassazione dalle imprese ai lavoratori o alle case o alle auto, è una catastrofe, perché rendendo più poveri i cittadini, e quindi meno recettivo il mercato nazionale dei consumi, si inducono le imprese “lumaca” che non hanno alcun problema a tirarsi dietro la casa delocalizzando l’attività produttiva dall’Italia alla Cina, a partire prima che le tasse abbiano assestato il colpo di grazia al mercato interno.
L’Italia è un inferno per imprese produttive (la Fiat resiste ancora perché i costi di produzione e le tasse se li decide da sé) ed è un paradiso per imprese commerciali che comprano dai cinesi e vendono agli italiani. Ma se il mercato italiano dei consumi si continuerà a scremarlo di tasse, anche i commercianti dopo i produttori, licenzieranno e leveranno il disturbo.
Con questo non voglio dimostrare che con le leggi fiscali la politica faccia sempre e solo danno; ma è certissimo che fa solo danno se pretende di sanare lo Stato, quando il mercato di suo è già agonizzante. Le tasse sono un diritto-dovere dello Stato, ma vanno imposte e incassate nel preciso istante in cui viene prodotta la ricchezza, non dopo decenni di recessione quando la gente viene già istigata ad arrendersi, perchè dopo le banche, hanno smesso di fare credito pure gli strozzini. 
Tassare in questo momento gli italiani, e' come sparare sulla Croce Rossa, è come rapinare un asmatico che sta correndo verso la farmacia con i soldi contati per comprarsi le medicine salvavita.
Da Leuca a Cantù gli italiani ancora si stanno leccando le ferite per i danni subiti da alluvioni, smottamenti, valanghe, grandinate, ecc. ecc. e mentre sono ancora impegnati a puntellare, a spalare fango e detriti, a risanare, a riparare, a rattoppare auto e case e tutto ciò che è ancora recuperabile, sentono l’illuminato prof. Monti stabilire che non solo bisogna tassare le case, ma dopo averle rivalutate, perchè l'IMU deve piovere sul bagnato e demolire anche quelle lesionate.
Chi non ha preso una lira di risarcimento per i danni da calamità naturale, e stava mettendo i soldi da parte per rimarginare qualche ferita immobiliare, è vero che con l’IMU sarà alluvionato per la seconda volta, è vero che in casa dovrà girare col casco da motociclista per proteggersi da sicure cadute di mattoni, o con l’ombrello aperto quando piove, ma avrà la soddisfazione di vivere in una casa che commercialmente vale meno del materiale da risulta, ma per il fisco italiano, vale tre volte di più di quando era nuova.
Insomma, un Monti costretto a fare ciò che non hanno fatto Prodi e Berlusconi, arriva benefico per i contribuenti "tienime ca mo casciu", come la tigna sulla capu malata.


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