martedì 14 febbraio 2017

Quel crimine legalizzato chiamato spread


L’Italia è una bellissima Casa Comune, tirata su in mezzo secolo di sviluppo, ma che potrebbe disfarsi come una ricotta malfatta, perché edificata con mattoni presi in prestito dagli strozzini spacciati per filantropi. Perciò è casa dei banchieri, bancari e loro soci in affari.
Tanto è, che nei successivi venti anni di “Seconda Repubblica”, nessuna politica rossa o nera è riuscita a governare gli italiani per ventiquattro ore di fila, se non continuando a ridistribuire la “povertà”, cioè i soldi presi in prestito dagli strozzini, lasciando disoccupati i lavoratori e falliti gli imprenditori, e facendo esplodere letteralmente il debito pubblico, i privilegi alla classe dirigente, la protezione e il salvataggio di multinazionali e banche, e la rapina tributaria dei piccoli contribuenti.
Allora dovremmo considerare “ricchezza” solo i soldi prodotti e distribuiti dagli imprenditori ai lavoratori sotto forma di salari e di tasse allo Stato; e “povertà”, i soldi prestati dagli strozzini allo Stato, e capaci di asfissiare qualunque popolo disoccupato, fallito e improduttivo, perché si ritrova squattrinato, con una montagna di pensionati da mantenere, interessi passivi da pagare e un debito pubblico crescente e incancellabile.
Ora calma, non affrettatevi a salvare gli italiani ammazzando banchieri e bancari, come fossero tutti nipotini di Stalin e Hitler, perché anche loro hanno una funzione costruttiva e vitale in ogni popolo. E a loro insaputa si sono ritrovati in questo circuito finanziario vizioso, incestuoso, che genera ricchezza finta, negando, scoraggiando o uccidendo salari e profitti veri.
Basta obbligarli a finanziare singole persone fisiche o giuridiche e impedirgli di finanziare gli Stati indebitati e corrotti, comprando a strozzo debito pubblico e mantenendo una classe dirigente di coglioni spendaccioni, che si credono capaci di una oculata politica imprenditoriale e occupazionale, mentre fanno piovere velenosa povertà spacciata per miracolosa ricchezza.
L’inghippo che potrebbe far saltare la pentola dell’economia mondiale sotto pressione finanziaria è proprio questo. La produzione, il risparmio e la spesa hanno imboccato a nostra insaputa un percorso patologico che sfugge da decenni agli stessi banchieri, imprenditori, politici e giudici.
Finché l’intera classe dirigente sarà in grado (spendendo debito pubblico, carta straccia come le cambiali protestate e gli assegni a vuoto) di conservarsi il potere e i privilegi astronomici, avrà più convenienza a tenere in buona salute o a salvare le banche, che a rendere il popolo, produttivo di salari e profitti.
Quindi, strozzare gli Stati con uno spread rapina fingendo di finanziarli, andrebbe dichiarato crimine contro l’Umanità,  e perseguito e punito come tale. L’usura non è beneficenza a favore di un individuo, e lo spread alle stelle è usura di un intero popolo, e obbliga la politica a reperire la montagna di interessi passivi da pagare, (solo l’Italia ne sborsa oltre 70 miliardi annui) con una feroce rapina tributaria che toglie persino le elemosine agli accattoni e istiga al suicidio anche imprenditori con le palle, per proteggere o salvare multinazionali e banche.
I popoli hanno sempre avuto bisogno dei banchieri con la vocazione di ossigenare di ricchezza fresca il mercato; invece ora sono rassegnati a farsi asfissiare e uccidere da finanzieri e fiscalisti che hanno lacerato a tal punto il tessuto sociale da tenere in guerra finta comunisti e fascisti e in guerra vera e sanguinosa uomini contro donne, genitori contro figli, figli contro genitori, vecchi contro giovani, padroni contro lavoratori, venditori contro consumatori, esattori contro contribuenti, politici e giudici contro onesti, insomma tutti contro tutti.
A questa guerra civile spacciata per pace sociale va dato un taglio netto dichiarando fuorilegge negare credito alle imprese oneste e concederlo agli Stati e relativa classe politica e dirigente stupida o ladra, con la sola fissazione di arricchire a l’infinito, impoverendo e sterminando demograficamente un popolo come quello italiano, che fu di geni, santi, navigatori ed eroi.

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