Copio da l'amico
FB Vincenzo Grecchi, questo
interessante commento:
''Se
l'attivo viene favorito nella sua attività, arricchisce lo Stato che quindi può
aiutare il bisognoso a fare qualcosa di utile.''
Ciò mi conferma
che, (emergenze escluse), la buona politica non è quella che inizia col
distribuire risorse, ma quella che facilita il compito dei soggetti attivi di
produrre e pagare tasse, in modo che poi lo Stato possa aiutare i bisognosi a
pesare sempre meno sui soggetti attivi, rendendosi utili in tutto o in parte.
Invece in Italia
non si sente un discorso di produzione che preceda la perequazione manco a
scomodare Google. A tempo pieno si parla sempre e solo di tre cose:
1) In che
modo lo Stato aiuta i piccoli imprenditori, scorticandoli vivi fiscalmente, ad
evadere, fallire o impiccarsi. I ricchi ad eludere, licenziare o delocalizzare.
E i banchieri a strozzarci.
2) In che
modo lo Stato truffa i bisognosi veri, vittime di malattie, carestie e calamità
naturali, e arricchisce i finti, a spese di Pantalone.
3)
In che modo arricchisce gli addetti alla macchina pubblica di compensi
immeritati e astronomici, o lascia che controllori e controllati onesti fino
alla lira, arricchiscano come maiali coi soldi dei contribuenti.
Se avessero
inventato il Nobel per la migliore politica fallimentare, a l’Italia nessuno
avrebbe potuto insidiare il primato, in questi ultimi sette decenni di
pseudo sviluppo culturale, economico e democratico.
Quindi non c’è
soluzione possibile dove le risorse di qualunque razza non seguono il percorso
fisiologico produzione-perequazione: nel senso che le banche finanziano, gli
imprenditori assumono, fanno profitti, pagano salari e finanziano di tasse lo
Stato; ma il percorso patologico inverso: quando lo Stato è governato da una
classe dirigente per quattroquinti idiota e per un quinto pure criminale,
perché lascia disoccupati i lavoratori, facendo fallire gli imprenditori,
e attinge ricchezza pubblica direttamente dagli strozzini.
Così il fallimento
a grappolo delle imprese, la disoccupazione giovanile al 40%, l’evasione
astronomica e il debito pubblico ormai insanabile, sono la conseguenza di una
politica da manicomio, alla rovescia, da mutande sui pantaloni, che spreca,
ruba o distribuisce risorse a spese delle future generazioni, sperando che la
politica onesta di domani poi sappia sanare i debiti.
Quindi urge
restituire alla pastorizia e agricoltura, eserciti di contadini prestati da
cacasenno alla incultura, e a cui sfugge un piccolo particolare: per
ridistribuire la ricchezza pubblica servono soggetti intelligenti, ma per
produrre ricchezza privata onesta che tenga in buona salute a 360 gradi
qualunque sistema sociale, ci vogliono geni e con gli attributi da leoni.
Tutti gli altri
sono zavorra pubblica, volano di fallimenti, pompieri finti che spengono
l’incendio devastante della guerra fra poveri con la benzina dei finti servizi
pubblici che asservono chi dovrebbero servire.
E menomale che ci
resta ancora una minoranza di VERI EROI pubblici e privati, che arrischia la
vita anche gratis e persino spendendo in proprio per salvare vite umane e
persino un animale in pericolo.
Finché le risorse
pubbliche resteranno in mano a parassiti, ladri e dementi, l’Italia potrà avere
un brillante futuro ma solo con un intervento personale del Padreterno.
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