lunedì 6 febbraio 2017

Politica da mutande sui pantaloni


Copio da l'amico FB Vincenzo Grecchi, questo interessante commento:
''Se l'attivo viene favorito nella sua attività, arricchisce lo Stato che quindi può aiutare il bisognoso a fare qualcosa di utile.''
Ciò mi conferma che, (emergenze escluse), la buona politica non è quella che inizia col distribuire risorse, ma quella che facilita il compito dei soggetti attivi di produrre e pagare tasse, in modo che poi lo Stato possa aiutare i bisognosi a pesare sempre meno sui soggetti attivi, rendendosi utili in tutto o in parte.
Invece in Italia non si sente un discorso di produzione che preceda la perequazione manco a scomodare Google. A tempo pieno si parla sempre e solo di tre cose:
1)  In che modo lo Stato aiuta i piccoli imprenditori, scorticandoli vivi fiscalmente, ad evadere, fallire o impiccarsi. I ricchi ad eludere, licenziare o delocalizzare. E i banchieri a strozzarci.
2)  In che modo lo Stato truffa i bisognosi veri, vittime di malattie, carestie e calamità naturali, e arricchisce i finti, a spese di Pantalone.
3)    In che modo arricchisce gli addetti alla macchina pubblica di compensi immeritati e astronomici, o lascia che controllori e controllati onesti fino alla lira, arricchiscano come maiali coi soldi dei contribuenti.
Se avessero inventato il Nobel per la migliore politica fallimentare, a l’Italia nessuno avrebbe potuto insidiare il primato, in questi ultimi sette decenni di  pseudo sviluppo culturale, economico e democratico.
Quindi non c’è soluzione possibile dove le risorse di qualunque razza non seguono il percorso fisiologico produzione-perequazione: nel senso che le banche finanziano, gli imprenditori assumono, fanno profitti, pagano salari e finanziano di tasse lo Stato; ma il percorso patologico inverso: quando lo Stato è governato da una classe dirigente per quattroquinti idiota e per un quinto pure criminale, perché lascia disoccupati i lavoratori, facendo fallire gli imprenditori, e attinge ricchezza pubblica direttamente dagli strozzini.
Così il fallimento a grappolo delle imprese, la disoccupazione giovanile al 40%, l’evasione astronomica e il debito pubblico ormai insanabile, sono la conseguenza di una politica da manicomio, alla rovescia, da mutande sui pantaloni, che spreca, ruba o distribuisce risorse a spese delle future generazioni, sperando che la politica onesta di domani poi sappia sanare i debiti.
Quindi urge restituire alla pastorizia e agricoltura, eserciti di contadini prestati da cacasenno alla incultura, e a cui sfugge un piccolo particolare: per ridistribuire la ricchezza pubblica servono soggetti intelligenti, ma per produrre ricchezza privata onesta che tenga in buona salute a 360 gradi qualunque sistema sociale, ci vogliono geni e con gli attributi da leoni.
Tutti gli altri sono zavorra pubblica, volano di fallimenti, pompieri finti che spengono l’incendio devastante della guerra fra poveri con la benzina dei finti servizi pubblici che asservono chi dovrebbero servire.
E menomale che ci resta ancora una minoranza di VERI EROI pubblici e privati, che arrischia la vita anche gratis e persino spendendo in proprio per salvare vite umane e persino un animale in pericolo.
Finché le risorse pubbliche resteranno in mano a parassiti, ladri e dementi, l’Italia potrà avere un brillante futuro ma solo con un intervento personale del Padreterno.


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