Leggi senza collaudo
Se escludiamo
Pitagora, i cui numeri non danno ancora segni d'invecchiamento e reggono ai
mutamenti ambientali e culturali dell’Umanità; non c’è altro intellettuale al
mondo che abbia pensato qualcosa di tanto perfetto e duraturo da non essere
smentito negli anni, secoli o millenni successivi, o abbia progettato qualcosa
di realizzabile utilmente in ogni tempo e luogo, e fruibile da chiunque senza
danni o guasti omicidi.
Allora, tutto ciò che
è umano, o è fresco di giornata, ancora inutilizzato, oppure sta subendo o ha
subito l’usura del tempo, il controllo di qualità della storia che ne ha messo
in luce le vistose crepe che giustificherebbero la riparazione e il collaudo come l'automobile,
o peggio la rottamazione come il comunismo, il fascismo, il nazismo.
Ma anche il liberismo
e la globalizzazione iniziano a presentare crepe che renderebbero necessario il passaggio dal meccanico per una messa a punto generale; ma il legislatore, (diversamente
dall'ingegnere) non prevede per i suoi mezzi legislativi, un centro
collaudi, una linea di officine e meccanici che impediscano alle leggi di
muoversi seminando danni e persino catastrofi, e finendo per diventare come una
toppa peggiore del buco. (Giusto per un esempio tutto italiano: la legge
Bossi-Fini o peggio la Severino, nata con le quattro gomme bucate e forse pure quella di scorta.
Quindi è evidente che
le critiche a legislatori e governanti sono idiote come la riscoperta
dell’acqua tiepida. Le leggi come le automobili, o nascono difettose, o
sono soggette ad usura, o sono perfette in un certo tempo e luogo e per un
certo popolo, o per una certa classe sociale, o per certi cittadini, ma sono
devastanti per altri. Vedi quel capolavoro di porcellum nato male e vissuto peggio:
nessuno lo vuole, ma nessuno lo cambia.
La funzione della burocrazia e giustizia, è decisamente più utile, perché calando
le leggi nella realtà oggettiva ne rilevano i guasti, più e meglio degli
ingegneri legislativi che le hanno progettate e montate, e se ne avessero il
potere potrebbero mettere riparo, o almeno rallentare, o minimizzare la loro
distruttività.
Perciò a salvare un
popolo non è tanto la qualità della politica e delle sue leggi che sono nel
migliore dei casi contorte come tutto il pensiero umano; ma il livello di
discrezionalità e di potere che si riconosce a burocrati e giudici, (oggi sottozero) nel
proporre correttivi al legislatore, e nel sospendere l’applicazione di leggi
sicuramente democratiche, ma con guasti tali da seminare più ingiustizie e
morte di comunismo e nazismo assommati.
Il mondo è passato
definitivamente dal comunismo al liberismo da 24 anni, e sarebbe stato igienico
sottoporre a revisione l’intero parco macchine legislative (italiano e forse
mondiale); ma ahinoi, in materia di diritto tributario abbiamo una vagonata di
leggi comuniste, che in linea con un secolo di filosofia maxista considerano
ancora problema, ciò che per l'intero pianeta oggi è soluzione: la proprietà
privata, l'impresa, gli imprenditori, il libero mercato, il profitto. E abbiamo
addirittura leggi borboniche mai abrogate o modificate che nessuno osa mettere
in discussione.
Quindi, l’Italia, è
prossima al default, non perché è carente la progettazione e la costruzione
legislativa dello Stato, (che da qui alla fine del mondo avrà sempre qualcosa di rotto o difettoso) ma la
manutenzione periferica inesistente, per evitare che lo Stato, con le sue leggi, diventi per i soggetti più
deboli, anziché un salvagente, uno schiacciasassi omicida, senza che gli addetti
centrali e periferici si sentano assassini, come invece lo sono ferocemente
contro gli eroi della piccola imprenditoria italiana marchiati “evasori”, ladri di Stato, pur
essendo i veri derubati, ridotti alla chiusura, al fallimento, alla fame, al
suicidio, alla pazzia, e le cui conseguenze si ripercuotono anche sui
lavoratori dipendenti e su tutto lo Stato, attentando alla pace sociale e alla
democrazia.
Va detto però ad onor
del vero, che non sono solo le leggi comuniste a sfasciare l’Italia, ma ci sono
le finte liberali, quelle che legittimano il salvataggio o l'arricchimento dei
paperoni, e la macellazione quotidiana degli agnelli sacrificali: gli illusi
del libero mercato, troppo mercato, ma sempre poco libero.
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