Legalità o giustizia?
Uno si domanda, ma perché i popoli odiano i burocrati
e i giudici che applicano le leggi, ma non i politici irresponsabili che le
confezionano?
Per la stessa ragione per cui noi consideriamo rozzo
l’infermiere che ci sforacchia il sedere con una iniezione dolorosa, (e magari
quello ha due mani di velluto) ma non l’industria farmaceutica che ha
confezionato l’intruglio assassino.
Come la medicina nelle fiale, anche le leggi non
danneggiano nessuno nella Gazzetta Ufficiale. La dolorosa stupidità del legislatore inizia a
produrre effetti devastanti solo quando gli "infermieri" della burocrazia e giustizia
incominciano a sforacchiarci di penali e sentenze che mettono a dura prova la
vita dei singoli e dei popoli.
Come le leggi che impediscono ai sindaci di spendere
soldi anche quando li hanno già nel cassetto della scrivania, per pagare i
fornitori che non pagati falliscono. O le leggi che impediscono ai cittadini di
fare qualunque lavoro persino in casa propria, come imbiancare i muri con
l’aiuto di un amico, senza incorrere nella violazione e nel rigore di una
vagonata di leggi le cui penali non sono pagabili nemmeno vendendo la casa o
regalandola al comune.
Questa è la vera causa della paralisi del sistema
economico, del fallimento delle imprese e dell’esplosione di disoccupati e di
poveri. In Italia è legale solo "giocare con le parole". Ma “fare”,
fosse pure grattarsi il naso sigillati vivi in una cassa da morto insonorizzata
e a porte chiuse, per non disturbare il legislatore, è criminale a prescindere.
Ne sanno qualcosa gli imprenditori e i lavoratori italiani onesti.
Ora immaginatevi la montagna di lavori che andrebbero
fatti sul territorio italiano perché i nubifragi, i terremoti e gli uragani non
diventino assassini come in Sardegna; e le vagonate di leggi e codici che
violeremmo noi cittadini e i sindaci se osassimo “fare“ anche gratuitamente nello Stato
Italiano che si arroga il potere di autorizzare tutto ai delinquenti e vietare
tutto ai galantuomini, e a tragedia consumata, intervenire poi con le casse da
morto e i funerali di Stato.
Allora si capisce chiaramente che razza di caricatura
di Stato di diritto è diventata l’Italia, se oltre ad avere a Roma un esercito
di azzeccagarbugli con funzione paralizzante, abbiamo burocrati e giudici che
adempiono alla funzione esecutiva e giudiziaria acriticamente come notai,
applicando leggi che non consentono più ai cittadini nessuna forma di lavoro
onesto che non implichi una chilometrica autorizzazione burocratica preventiva
e un considerevole esborso di denaro prima che il lavoro in questione produca
utili per lo stesso lavoratore e anche se produrrà perdite.
Quindi è urgente, per evitare che si scateni una
guerra civile, che il legislatore centrale faccia autocritica, posto che le
uniche due mansioni in cui "eccelle" sono le tasse e la tumulazione
delle vittime della sua secolare abulimia legislativa schizoide, che ha indotto
al crimine persino burocrati e giudici, rispettosi della legge.
E pure, quattro decenni fa, prima che i burocrati e i
giudici italiani si rassegnassero ad applicare acriticamente leggi immorali e
irrazionali; una coppia di carabinieri portò davanti al Pretore un ladro di
frutta preso in fragranza di reato, e il giudice lo rimandò libero e
incensurato quando sentì che aveva rubato perché i suoi figli non mangiavano da
tre giorni.
Allora smettiamola con queste leggi romane che hanno
scimunito e paralizzato totalmente le istituzioni periferiche e i cittadini
onesti, nonché l’intero sistema economico e indebitato lo Stato a rischio
default. Le leggi sono il massimo strumento per indurre civiltà nei popoli. Ma
se il rispettarle induce barbarie; se nel rapporto enti-utenti la Carta dei Diritti
dell’Uomo finisce insozzata quanto uno zerbino, e gli onesti istigati al
suicidio, le leggi vanno buttate nel WC e tirato lo sciacquone, proprio come
fece il Pretore (da buon padre di famiglia) che mandò assolto il ladro.
E’ più che ovvio che non si debba mai legittimare
l’anarchia, consentendo ad ogni singolo cittadino di mettere in discussione le
leggi, che invece vanno rispettate. Ma bisogna gridarlo forte e chiaro, che i
giudici che applicano a danno dei cittadini, leggi che calate nel singolo caso concreto
si dimostrano lesive persino della Carta dei Diritti dell’Uomo; più che da
giudici, operano da irresponsabili custodi della "legalità irrazionale",
omicida per il singolo, e suicida per la collettività.
Se quel Pretore avesse spedito il ladro in galera,
nessuno avrebbe potuto contestargli la sentenza. Ma avrebbe agito da notaio custode
della legalità, non certo da giudice paladino della giustizia,
che se indipendente e autonomo dalla politica, è ben altra cosa.
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