La democrazia divora se stessa?
La
democrazia, che è il meglio, del meglio, del meglio di tutta la scienza
politica umana, ha più di 26 secoli di onorato servizio, (essendo antecedente a
Platone di un secolo e mezzo, così dicono gli esperti). E pure in Italia siamo
ancora così ossessionati dal mal funzionamento della democrazia, da mettere in
discussione non solo la capacità di governo di qualunque Premier, ma persino la
democraticità della democrazia, la costituzionalità della legge elettorale e
per buona misura, pure la legalità della Costituzione.
Che
è come criticare chi guida male su strada un’automobile, ma l’automobile non è
stata ancora progettata, tornita, stampata, montata, collaudata su strada a
regola d’arte. Insomma, imputiamo ai Premier l’incapacità di governare i
sistemi democratici, che dopo più di 26 secoli non sono ancora dei prodotti
finiti e affidabili, ma dei rozzi semilavorati, posto che filosofi, giuristi ed
economisti ancora mettono in discussione la loro scientificità. Sono
fantascienza comunista o liberale, mai diventata scienza.
In
Italia, negli ultimi sette decenni, la politica ha ridotto lo Stato ad un
cumulo di macerie, perché la lotta fra ideologie contrapposte si è sviluppata
nel potere esecutivo, ma originata, affiancata e sostenuta da quello culturale,
partendo dai filosofi, costituzionalisti, economisti e forse pure maestri
d’asilo, impegnati a difendere la Costituzione e la legge elettorale, o a
pretendere di stravolgere tutto. Ma il "porcellum" ce lo siamo
goduto.
Per
mezzo secolo, nella Prima Repubblica, gli intellettuali italiani “dal
naso sopraffino” non hanno mai avvertito nella politica manco un
leggero tanfo di totalitarismo, né i giudici, di crimine; mentre hanno iniziato
ad avvertire una puzza insopportabile di antidemocraticità e illegalità
diffusa, solo con l’arrivo di Berlusconi, (poi con Monti e Fornero tutto è
tornato igienico, profumato e funzionante come un orologio svizzero), e ora con
Renzi sentono quasi un tanfo di putrefazione, perché la politica sta tentando
timidamente di curare i problemi che potrebbero anche essere incurabili, mentre
gli intellettuali si accapigliano ancora per stabilire se i guasti italiani
sono di natura economica, giuridica o addirittura filosofica.
E
su l’Opinione del 14/5/2015, il prof. Massimo Negrotti, osservando lo stato della
politica italiana, ha titolato un articolo a dir poco allucinante: “Se la
democrazia divora se stessa”. Come dire, che quando la politica è alla
sua massima produttività di corruzione e sfascio (vedi Prima Repubblica DC-PS
consociata PCI) la sua democraticità è inossidabile e incontestabile. Invece
diventa sfacciatamente antidemocratica (vedi Seconda Repubblica) con Renzi che
tenta timidamente di mettere ordine a sette decenni di caos, ma non può che
fallire alla grande.
E
con queste inequivocabili parole il prof Negrotti giustifica il titolo così
impegnativo: “A contrastare o controllare l’azione della maggioranza
parlamentare, e del Governo, sono rimasti solo pezzi di opposizione ma non
“una” opposizione. Il Pd assomiglia, dunque, a una grossa gallina con tanti
pulcini attorno, alcuni buoni e consenzienti e altri permalosi e punzecchianti,
ma nulla di più.” Come dire: ci siamo fumati il governo del
popolo, che esiste solo se maggioranza e opposizione coesistono, si bilanciano,
si alternano, e pazienza se si impediscono reciprocamente qualunque forma di
governo onesto e intelligente come hanno fatto nella Prima Repubblica e
proseguono nella Seconda.
Allora forse dovremmo
iniziare a temere la democrazia come una specie di barcone scassato ammazza
immigrati; posto che non lascia agli elettori la libertà di muoversi in massa a
destra o a sinistra generando il consenso necessario per buttare a mare gli
scafisti della politica cattiva.
Per non rischiare il
capovolgimento della barca, in “democrazia che divora se stessa”,
devono rimanere immobili, devono turarsi il naso, votare e morire DC come si
diceva una volta, devono rassegnarsi a convivere con tracce di benefattori e
valanghe di malfattori, a destra e a sinistra come nella Prima Repubblica.
E augurandosi che i Di
Pietro della magistratura, non facciano danni privandoli dei malfattori, per
non scatenare quel finimondo che dura ormai da un ventennio, e culminato nella
forma patologica di “democrazia che divora se stessa”.
Perché se il meglio,
del meglio, del meglio, della scienza politica democratica è tutto qua; io, a
naso, temo che prima della politica di Renzi, andrebbe messa in discussione
l’intera ingegneria filosofica (da cui ha origine qualunque politica fasulla),
da Solone a Bobbio, e passando per Platone, Marx, Rousseau e compagni, e sempre
che non sia già tardi anche per le parole, come da decenni, lo è per i fatti.
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