Scienza uguale Politica
La “Scienza” si è tramutata da secoli in
“scienze frammentarie e parziali". E dove infettano di parzialità pure la
politica, che non può esimersi da l’avere una visione complessiva della realtà
in funzione del bene comune, l’intero sistema socio-economico si sgretola e
crolla come un castello di sabbia, costruito sulla sabbia.
E il lusso della parzialità, la nostra politica ormai
se lo permette da svariati decenni, con effetti inequivocabili. Dopo il nord
ricco di industrie produttive e il sud di cattedrali nel deserto abbandonate a
l’incuria, al vandalismo o alla mafia, ora l’Italia è una foresta uniforme di “poteri
posticci” e “catapecchie pericolanti”.
Perché è facile illudere la gente che quella che
interviene un po’ qua e un po’ là da tappabuchi su singoli problemi e singole
emergenze, possa dirsi Politica: ma è solo spettacolo. Che non va oltre il “dirsi“,
salvando qualche impresa raccomandata e qualche posto di lavoro sindacalizzato,
o destinato con evidente abuso di potere a qualche figlio di potente o di
mafioso con un curriculum da premio “ignobel“, (vedi mafia ormai
ramificata da sud a nord e perfettamente radicata a Roma).
La politica butta denari dalla finestra se nel
complesso non riesce a salvare l’economia pubblica senza uccidere la privata da
cui ha origine la ricchezza. Perché salvare il popolo facendo esplodere il
debito pubblico anziché la produttività, o salvare lo Stato spellando vivi di
tasse imprenditori e lavoratori onesti, è “scienza idiota” da cui non
si cava manco col contagocce “politica intelligente“, ma a vagonate, "corrotta e mafiosa".
La vera politica, direbbero i contadini del Salento
che ne sanno una più del diavolo, è quella che “impedisce al
secco di mangiarsi il verde”, come dire al crimine di danneggiare la
produttività legale, alla burocrazia di arrischiare la sopravvivenza delle
imprese private e i posti di lavoro scaricando sul privato, a colpi di stangate
tributarie, (che ingrassano corrotti, speculatori, strozzini e mafiosi), il
danno costantemente prodotto a tutti i livelli istituzionali “dai rami
secchi“: da troppi dirigenti e dipendenti che definire pietosi è un
eufemismo.
In un mondo dove milioni di persone muoiono di fame,
malattia, persecuzione o guerra, siamo ancora tanto sprovveduti da considerare
l’uso spregiudicato, o criminale del denaro come “spreco, corruzione, furto”.
No, in un mondo così, l’uso improprio del denaro che affama e uccide
milioni di poveri senza nemmeno sfiorarli è omicidio, anzi “GENOCIDIO”,
e come tale andrebbe condannato senza pietà.
Perché spostare un popolo con la forza in un campo di
sterminio per ucciderlo affamandolo è un crimine grande quanto un pianeta, ma
dalle cui responsabilità nessuno ha mai potuto sottrarsi se non col suicidio.
Invece sembra tutto perfettamente a norma sprecare e rubare i soldi dei
contribuenti, indebitare lo Stato fino al default e lasciare che il popolo
disoccupato, affamato, indifeso, subisca le angherie di una burocrazia rapace e
muoia di stenti in casa propria privato da qualunque diritto umano essenziale e
schifosamente abusato della propria dignità.
Perciò dovrebbe essere la Politica (degna di questo
nome) liberata dalla idiota parzialità delle scienze, (si perché solo
Scienza = Politica della migliore qualità) a decidere quale nuova scoperta
è degna di dirsi tale perché contribuirà a salvare congiuntamente popolo e
Stato; e quale è fantascienza omicida, perché sprecando o rubando denari ai
poveri contribuenti e gonfiando il debito pubblico, rischia insieme (e in
Italia se l’è già fumate da un pezzo) la vita del popolo e la sovranità dello
Stato.
Nel Mondo, le democrazie funzionano peggio delle
dittature, per due ragioni: una culturale e una economica. Lo Stato si arroga
il potere di affidare alla scuola dell’obbligo tutti i cittadini per formargli
il cervello, ma poi consegna alle patrie galere, passando per tribunali,
giudici e azzeccagarbugli, i soggetti che agli irresponsabili della formazione
sono venuti sbagliati. Insegna ai cittadini ad essere produttivi nel rispetto
della legge, ma poi li lascia senza lavoro o peggio li dichiara falliti, li
rapina a colpi di stangate tributarie e li istiga al suicidio.
Perciò, delle due l’una: o li ha truffati la scuola
con una formazione fasulla che non insegna, né a produrre, né a rispettare la
legge; o li rapina la politica cambiando le leggi in corso d’opera, perché non
possano mai capirci un c…o: possano solo violarle, per legittimare i burocrati
alle rapine tributarie, e i giudici alle rapine di dignità e libertà.
Perché sono proprio queste filosofie politiche da
ospedale psichiatrico che formano “teoricamente” volenterosi
lavoratori, coraggiosi imprenditori e futuri onesti contribuenti; ma poi di
fatto se li perdono tutti per strada e li riguadagnano disoccupati,
squattrinati, evasori o falliti, quanto basta per ridurre a l’osso il parco dei
contribuenti onesti tassabili e condannare l’intero sistema socio economico ad
un crescente indebitamento e lo Stato al default.
In uno Stato liberal democratico, dove il popolo
produce e lo Stato spende, spande, sperpera e ruba, il lusso di ingrassare il
parco disoccupati, evasori, falliti o peggio mafiosi, è ormai insostenibile.
Chi sbaglia (anche fino a cento anni) andrebbe rimandato a “Scuola“,
ma riconsegnato a “professori degni di questo nome“, quelli che sanno
formare “produttori responsabili“, perché a formare consumatori o
peggio parassiti pubblici e privati, in Italia ci riesce da sette decenni pure
lo scemo del paese.
E la classe dirigente pubblica che uccide
sistematicamente di persecuzioni e vessazioni gli onesti produttori di
ricchezza, arrischiando la vita del popolo e la sovranità dello Stato, andrebbe
resa inoffensiva, perché alla lunga predispone l’intero sistema al default, e
il popolo alla guerra civile.
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