sabato 5 marzo 2016

Il vero salva, il falso uccide.


Il vero salva, il falso uccide.

Sono un cittadino italiano di 74 anni stanco di aspettare la politica salvifica. Ho iniziato a scrivere nel 1987 su qualunque giornale ha avuto la bontà di ospitarmi, e dal 2011 solo su internet. In 29 anni, ho modificato a tal punto le mie vecchie opinioni da non riconoscerle più come mie. Ma una non la modificherò nemmeno in punto di morte. 
Siamo indotti a pensare che è la crescita della scienza e della intelligenza umana a produrre un sacco di guai al pianeta e a l’umanità; io invece sono fermamente convinto che sia la crescita patologica dell'ignoranza, stupidità e follia a mettere in forse il futuro de l’uomo, anche se i più si spacciano per scienziati o addetti ai lavori.
Come tutti sappiamo la storia della democrazia si perde nella notte dei tempi, ma le teste d’uovo del potere, non hanno ancora sviluppato una politica intelligente per governarla. La stampa ha dimostrato di saper combattere le dittature, inducendo il popolo a disfarsene; ma nelle democrazie, dove dovrebbe cambiare musica, aiutando il popolo a selezionare una buona classe politica e poi affiancarla nel duro lavoro di governo, la stampa continua a combatterla per sfruttarla, dimenticando che i governanti sono là in nome e per conto del popolo.
Dice di fare gli interessi del popolo, ma combatte chi il popolo ha voluto al potere, così collabora attivamente allo sfascio, e alla lunga attenta alla democrazia. Dopo aver affiancato la magistratura nello smantellamento della prima repubblica italiana, la stampa ha collaborato ad abbattere il Premier eletto Berlusconi e ora siamo già al terzo governo non eletto, che ci sta facendo rimpiangere tutti i danni finti che attribuivano al Cav. per mandarlo a casa.
Nei moderni sistemi democratici, che siano comunisti o liberali, nessuno è obbligato a restare al proprio Paese, né a lavorare, pagare tasse e mantenerlo. Quindi andrebbero (il condizionale è d’obbligo) create le giuste condizioni culturali e giuridiche per invogliare la gente a produrre, (a rendere felice il matrimonio capitale-lavoro) altrimenti si annega tutti nelle parole vuote e nello sfascio pieno.
Ora c’è qualcuno che può dimostrarmi che in Italia abbiamo le migliori condizioni per indurre gli italiani a rimanere da dipendenti e collaborare con chi avvia una impresa e può offrire un salario? Penso che manco Giulio Verne troverebbe la fantasia necessaria per affermare che la politica italiana ha creato le giuste condizioni per ampliare l’offerta di lavoro, riconoscendo agli imprenditori il diritto di fare profitti, e non il quadruplo dovere di lasciarsi rapinare dai burocrati, sindacalisti, esattori e strozzini tutti onesti fino alla lira.
No, nella politica italiana si spreca solo la stupidità perché tali sono istruzione e informazione. Si vuole allargare il mercato del lavoro, mandando in giro Equitalia a consegnare ai piccoli imprenditori onesti la fune per impiccarsi, e di rincalzo i banchieri e gli speculatori finanziari per stringere il capestro usuraio e accelerare la dipartita dei "padroni": perché secondo i geni della classe dirigente e governante italiana questo crea il clima di fiducia e di ottimismo adatto per indurre imprenditori e lavoratori a creare ricchezza e condividerla con lo Stato.
E dopo sette decenni c’è il serio rischio che la stupidità sia già degenerata in follia collettiva. Lo Stato consuma, spreca e ruba e non produce un centesimo. E per incoraggiare chi è in grado di produrre e finanziare di tasse lo Stato, lo istiga a rinunciare, o lo chiude per fallimento dopo decenni di persecuzioni, e quando il lavoro gli riesce a regola d’arte lo istiga pure a levare il disturbo.
Quindi l’unico dubbio che mi assilla è se devo considerare l’intera classe dirigente italiana idiota o matta. Se al governo ci fosse un allevatore di pennuti saprebbe che alle galline non va torto il collo per non perdere la produzione di uova, altrimenti fallisce il pollaio. Ma lo Stato italiano, fra i polli della burocrazia e finanza, e le galline de l’imprenditoria, non ha dubbi su chi convenga accoppare.
Tutti vorremmo le giuste condizioni occupazionali perché i migliori cervelli sfornati dalle nostre università non siano costretti a lasciare l’Italia e a rischiare a l'estero persino la vita. E qual è la più oculata risposta politica per indurli a restare? Aumento delle tasse alle imprese, lotta a l’evasione di chi ha consumato pure gli occhi per piangere, revoca dei crediti alle piccole imprese, e protezione, esenzione e salvataggi di vampiri e strozzini assortiti che producono fiumi di ricchezza, ma privatizzano i profitti e socializzano le perdite. Salvo poi cambiare nazione quando non trovano più pascolo in Italia.
Va detto però ad onor del vero, che nel marciume italiano, che da sette decenni istiga al suicidio imprenditori e lavoratori onesti, non c'è traccia di "notitia criminis": è tutto talmente legale e costituzionale, che ancora la magistratura non vede, non sente, non parla.

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