La generazione dei 75-80enni italiani, figli di
lavoratori e piccoli imprenditori, si è trovata a dover ricostruire il sistema
socio-economico devastato dal nazifascismo; ma dopo aver ricevuto, (a colpi di
diplomi e lauree) la “cultura” per farlo, ha creduto di riuscirci al
meglio, riempiendo i piatti di pietanze reali: benessere, giustizia e pace
per i più.
Salvo poi accorgersi, dopo mezzo secolo, e grazie a l'operazione
''Manipulite'', che non era solo il salario e il profitto onesto dei cittadini
(perché più istruiti dei loro genitori) a riempire i piatti, ma c'era
molta finanza creativa pubblica. La politica seminava benessere per raccogliere
consenso: ma quel benessere scaturiva solo in parte dalla tassazione della
reale e onesta produttività sociale.
La ricchezza finta e la refurtiva vera si
sprecavano. La classe politica onesta fino alla lira l'attingeva dalle
banche, facendo lievitare il debito pubblico e gli interessi usurari.
Quindi la mia generazione dei 75-80enni (io ne avrò 76
fra giorni) ha finito per consegnare ai figli, i piatti culturali di sempre, ma
non sono più vuoti, e da riempire di giustizia sociale; sono già stracolmi
di tasse e interessi passivi da pagare. Come dire di leccornie per burocrati,
banchieri, sindacalisti, esattori, arruffapopoli assortiti e avanzi per
disoccupati, sottoccupati, sfruttati e barboni.
Quindi ai figli e nipoti non fa schifo il lavoro,
perché sono viziati e bamboccioni, ma la mancanza di lavoro giustamente
remunerato e quindi l’assenza di futuro. Sanno che non potranno mai sposarsi,
comprare casa e procreare, essendo nati indebitati. Se mai avranno la fortuna
di produrre ricchezza da schiavi; a colpi di rapine tributarie, dovranno
garantire pranzi succulenti alla classe dirigente e agli strozzini, e rassegnarsi
a frugare nei cassonetti alla ricerca di avanzi se tutto gli andrà da dio.
Questo dovrebbe indurci tutti a comprendere che
l'Italia così malmessa, è figlia delle nostre buone intenzioni di "Padri intelligenti come
capre" (e mi scuso con le capre per lo "sgarbato" accostamento). Pensavamo di lastricare di giustizia sociale il paradiso, abbiamo lastricato
l’inferno, di liquami di fogna morale e giuridica: di truffe, furti e rapine
legali o legalizzate con criminale abuso di potere.
Perciò, ora urge un nuovo patto intergenerazionale,
che induca bisnonni, nonni, padri, figli e nipoti a smetterla di cercare
colpevoli, (visto che il giudice Di Pietro ha già fatto buchi ne l’acqua).
Si apparecchi il tavolo della giustizia sociale, in
modo da non indurre la generazione che dovrà inventarsi il futuro che
noi le abbiamo negato, a sputare nel piatto, e a spingerci tutti,
ormai indebitati da fare schifo o alibabà stracolmi di refurtiva, nel
burrone del default, della guerra civile o al meglio della dittatura.
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