Non posso affermare con cognizione di causa che
l’Umanità ha del sapere una percezione quasi strabica, ma a naso temo proprio di si. Solo quando il sapere senza il capire ha generato danni irreparabili, ci rendiamo conto della differenza che c'è fra la scuola che produce tasselli di sapere, e
la stampa che con lavoro certosino li compone in mosaico per aiutare persino chi sa poco
o non sa niente, a capire, o almeno a percepire i contorni della realtà oggettiva e non vivere e morire come l'asino nel frastuono.
L’Europa e l’Italia in primis stanno affrontando il
problema immigrati e relativo salvataggio in mare, con l’intelligenza di chi non sa cogliere la differenza fra sapere e capire. I più si ammirano la
scartoffia incorniciata del proprio titolo di studio, con l’aria soddisfatta di chi si crede
arrivato al traguardo del capire, ma gira in tondo come l'ubriaco
che ha perduto la via di casa, e quando tutto gli andrà da dio, in punto di
morte capirà che è stato un pozzo di scienza, un industriale del sapere, ma
della realtà non ha colto nemmeno i contorni.
Il grande Henri Poincaré, forse doveva viaggiare
verso il traguardo del capire, se un giorno ebbe ragione di affermare,
che “La scienza è fatta di dati, come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati
non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa.”
La scuola forma intagliatori di
pietre, produttori e distributori di sapere, ma solo ad alcuni speciali muratori del
giornalismo riesce il miracolo di trasformare le pietre in casa, di impiegare il sapere per capire e aiutare a capire.
E per la carestia di muratori, è una immane fatica d'Ercole zigzagare nella babele dei media italiani per tentare di capire quanto c’è di saggio o di folle aver
convogliato sulle coste libiche un numero spropositato di navi per salvare
immigrati a rischio annegamento. E quanto sia da ospedale psichiatrico aver
stabilito a livello UE che debbano essere solo italiani i porti su cui scaricare questa umanità indifferenziata (santi mischiati a briganti, vittime
mischiate a carnefici) che si muovono ininterrottamente da l’Africa a l’Europa.
Ma per capire perché l’altruismo pur sacrosanto del salvataggio
degli immigrati potrebbe trasformarsi in autolesionismo e persino in genocidio,
dovremmo stabilire se come popolo, e quindi dal punto di vista socio-politico-economico,
siamo potenzialmente più bagnanti alla ricerca di un salvagente o bagnini attrezzati al salvataggio.
E se guardiamo i fatti italiani ed europei da questa diversa e più ampia angolazione, non ci
vuole mica Einstein per capire che siamo poveri bagnanti, a cui i bagnini UE lanciano ciambelle di salvataggio in cemento armato, per tenersi a galla.
Siamo un popolo indebitato da fare schifo, abbiamo poveri italiani che se avessero un paio di scarpe senza buchi fuggirebbero in Africa a piedi, abbiamo suicidi a grappoli di ex lavoratori o piccoli imprenditori rimasti senza salario o profitto, con famiglia da mantenere e mutui da sanare, abbiamo famiglie che si sfasciano per le difficoltà economiche, donne assassinate, figli abbandonati o uccisi per mancanza di fiducia nelle istituzioni esistenti, anziani non autosufficienti e con pensioni da fame che non si sa bene dove scaricare. E abbiamo una classe dirigente insaziabile, che pesa come un macigno su troppi italiani a rischio annegamento sulla terra ferma, nell'oceano dei debiti e delle tasse.
Siamo un popolo indebitato da fare schifo, abbiamo poveri italiani che se avessero un paio di scarpe senza buchi fuggirebbero in Africa a piedi, abbiamo suicidi a grappoli di ex lavoratori o piccoli imprenditori rimasti senza salario o profitto, con famiglia da mantenere e mutui da sanare, abbiamo famiglie che si sfasciano per le difficoltà economiche, donne assassinate, figli abbandonati o uccisi per mancanza di fiducia nelle istituzioni esistenti, anziani non autosufficienti e con pensioni da fame che non si sa bene dove scaricare. E abbiamo una classe dirigente insaziabile, che pesa come un macigno su troppi italiani a rischio annegamento sulla terra ferma, nell'oceano dei debiti e delle tasse.
Insomma, a livello di popolo, siamo come un
pescatore con famiglia affamata al seguito, che ha guadagnato il largo alla ricerca di pesce. A un certo punto intercetta un barcone che sta affondando ed è carico
di viaggiatori, si precipita a soccorrerli, ma non butta in mare i suoi
familiari, per riempirsi la barca di campioni di nuoto. Fa salire a bordo chi è davvero a rischio annegamento, distribuisce i salvagente che avanzano, lascia in mare
chi non può soccorrere senza rischio per sé, e corre a portare in salvo il carico di
veri disperati che ha soccorso.
Questo sarebbe un esempio di salvataggio
intelligente di cui nella UE non c’è traccia. Noi invece istighiamo pure i morti a montare sui mezzi di soccorso quasi senza bagnarsi i
piedi, avendo disseminato le coste libiche di bagnini e di ciambelle. Ci mancava da esca lo "Ius soli", ma provvederemo.
Azzerando il rischio annegamento, ch'è umano azzerare, invogliamo l’Africa a farsi una crociera in Italia, e con la possibilità di disperdersi clandestinamente in Europa a caccia di euri. E giacché siamo sulla via della genialità politica, chiamiamo anche le donne a l'ottavo mese di gravidanza a correre qua a partorirsi un italiano, a sanarci la carestia demografica, e pazienza se per quella intellettiva non basterebbero nemmeno sessanta milioni di prof. Basaglia.
Ma davvero l’Italia può reggere ancora per molto a questa ondata inarrestabile di umanità
indifferenziata, che ci si ferma sul groppone se non sa usare l’Italia da trampolino per disperdersi illegalmente nella UE, che di
immigrati non vuole nemmeno sentir parlare? Io la domanda ve l'ho abbozzata, voi datevi la
risposta.
Nessun commento:
Posta un commento