martedì 27 giugno 2017

La guerra tra ricchi è scatenata solo dai ricchi?

Credo si possa accettare per vero che le guerre fra poveri sono scatenate dai ricchi avidi o criminali. E nei rari casi in cui i ricchi arrivano a farsi la guerra, vuol dire che sono diventati stupidi? 
Stupidi come quei coniugi che viziano i figli ben oltre le loro disponibilità economiche, poi non reggono più alle loro insensate o folli pretese, iniziano a litigare fra loro, e alla fine si separano per non accoltellarsi.
Oggi i ricchi italiani sono messi proprio così. Per decenni hanno fatto fronte a qualunque folle rivendicazione sindacale e rapina tributaria, e si sono persino rassegnati a considerare la corruzione, la concussione, la truffa, il falso in bilancio, l'evasione, l'elusione o il finto fallimento, come regole non scritte ma immutabili del finto libero mercato italiano.
Questo ha portato pace e benessere fra i lavoratori sindacalizzati, e guerra fra gli imprenditori stupidi, per una ragione semplice semplice: è verissimo che aumentando i salari lievitano i consumi e i profitti per le imprese; ma in un Paese come l’Italia, piegato e piagato da sette decenni di sindacalismo, burocrazia e politica da ospedale psichiatrico, ormai, tra fallimenti di banche e imprese, svendite, chiusure o delocalizzazioni, si fatica persino a trovare le impronte digitali delle imprese italiane oneste e capaci di attrarre consumatori, fare profitti e pagare tasse. Invece si sprecano quelle che levano il disturbo, a qualsiasi costo e con qualunque mezzo.
Quindi, l'aumento salariale, genera si aumento di consumi e profitti, ma per due tipi di imprese: quelle nazionali studiate per truffare, evadere e fallire (e perciò criminalmente competitive); e le grandi multinazionali dei paesi a basso costo salariale e a basso o inesistente carico tributario, che si fiondano in Italia, almeno da un paio di decenni, con prezzi e qualità irresistibili per la massa dei lavoratori e pensionati che avendo sempre meno risorse da spendere, comprano dalle imprese estere e fanno fallire le nazionali.
Era lapalissiano, che i lavoratori e i pensionati, in quanto unici detentori del potere numerico e politico per fare leggi e governare il Paese,  abusando da tiranni del loro potere sindacale, legislativo, burocratico, giudiziario e mediatico, alla lunga avrebbero impiccato popolo e Stato, mettendo in crisi il mondo dell’imprenditoria, del lavoro e della finanza.
Ma ad onor del vero, servivano banchieri e imprenditori acefali, per farsi coinvolgere, in una guerra tra ricchi scatenata da sindacalisti e politici comunisti, fino al punto da farli scappare da l’Italia (vedi Agnelli & C.).
Se prendiamo per buona questa citazione di Sartre, “quando i ricchi si fanno la guerra sono i poveri a morire”, siamo indotti a pensare che i poveri siano solo vittime predestinate. Muoiono nelle guerre fra poveri sfruttati dai ricchi, e muoiono nelle guerre fra ricchi, quasi usati da scudi umani per salvare la vita dei ricchi salvandogli la borsa.
Ma la questione potrebbe essere più complicata del solito, perché è vero che i ricchi conoscono a meraviglia il mestiere di sfruttatori di poveri, ma in democrazia i lavoratori e i pensionati (in quanto schiacciante maggioranza) sono la classe sociale governante non governata. Sono talmente numerosi da poter impedire da tiranni l’alternanza al potere dei ricchi, anche se non avessero mai inventato sindacalismo e comunismo.
Sono il potere politico, burocratico, mediatico e giudiziario, ma non basta, sono anche il potere economico, posto che il grosso delle tasse lo pagano lavoratori e pensionati. Allora è tutto da studiare se i ricchi si fanno la guerra e uccidono poveri da sfruttatori e strozzini per arricchire, o se ormai lo fanno per salvarsi la vita da ricchi, salvandosi almeno la borsa, il potere economico, posto che in democrazia tutti gli altri poteri sono monopolizzati dalla classe povera e media.
Per millenni i ricchi sono stati sempre e solo carnefici. Ma ora le democrazie stanno scombinando i ruoli. C’è forse il rischio che i ricchi stiano finendo anche loro da vittime negli ingranaggi della competizione selvaggia, di cui i lavoratori e pensionati, potrebbero non essere solo vittime, ma magari inconsapevoli carnefici, se grazie al loro intoccabile potere politico, sindacale, burocratico, giudiziario e mediatico possono arrogarsi il diritto di consumare più ricchezza di quanta ne producono, e sottrarla ai ricchi di diritto o di fatto, costringendo i piccoli imprenditori al suicidio e i grossi alla fuga? Meditiamo gente, prima che l'acqua ci arrivi alla gola.

Nessun commento:

Posta un commento