martedì 6 giugno 2017

Menù Soluzioni


Il meglio della “cultura italiana truffaldina” si sviluppa su tre filoni diversi, ma con la comune finalità di acchiappare e sfruttare il potere democratico, fingendo di aiutare il popolo a governarsi.
in questa loro pregevole funzione, le tre razze di arruffapopoli sindacali, mediatici e politici, non si lasciano mai sorprendere impreparati. Da furbi mestieranti del blablà, conoscono e usano questa formula magica strappa applausi garantiti: “dobbiamo dire no”, E poi di seguito ci seppelliscono vivi di problemi vecchi quanto il cucco, da cui non hanno la più pallida intenzione, né la capacità di liberarci.
E in sette decenni ci hanno allenato a “dire no” a qualunque problema“agli italiani che si impiccano, ai pensionati che rovistano nella monnezza, ai campani che si ammalano di cancro, agli studenti che lasciano l’Italia, ai liguri che sprofondano nel fango, ai posti di lavoro a rischio della Indesit o dell’Ilva, agli impiegati di Meridiana o Alitalia, agli imprenditori del veneto strozzati dalle tasse, ai bambini del quartiere Tamburi di Taranto, alle vittime dell’amianto, ai giudici condannati a morte dalla mafia, agli esodati, ai professori precari, agli agricoltori pugliesi, ai pescatori siciliani, a chi vive in macchina perché lo Stato gli ha portato via la casa, o a chi si imbarca su un barcone della morte perché non ha più uno stato a casa sua”.
Mentre sul fronte opposto, i presunti saggi e potenti del governo, rispondono con altrettanta finta onestà e competenza. “Non c’è la soluzione, va trovata”: è aperto o stiamo per aprire un tavolo di trattative con le parti sociali, che poi sono gli arruffapopoli di cui sopra, impegnati a trarre il massimo profitto paralizzando il governo e assaltando la diligenza, con questa superba conclusione spellamani.
Se tutti costoro non fossero uomini e donne, ma istituti finanziari, se tutti costoro non fossero sangue e carne, ma gruppi petroliferi, li avreste già salvati da un pezzo. E’ tempo che ve ne andiate, e lasciate il governo del Paese a chi ha onestà e coraggio e nessun delinquente a casa propria”. Tutti fanno sfoggio di  onestà e coraggio, ma di intelligenza e competenza, manco a parlarne per sbaglio.
Perciò io chiederei umilmente, a chi non ama né esattori, né banchieri, né petrolieri, di spiegarmi questo: un Premier che non volesse comportarsi da bimbominchia o vampiro, a chi dovrebbe chiedere i soldi per fare ciò che ha promesso di fare, posto che nella UE, tutti i governi spendono soldi rapinati a Pantalone o mutuati dalle banche?
Se il Premier a caccia di sangue finanziario fresco, non può succhiarsi da vampiro i lavoratori in calo e i disoccupati e sottoccupati in crescita, i piccoli imprenditori che chiudono, falliscono o si suicidano, gli esodati e i pensionati, e non può attaccarsi alla giugulare dei banchieri strozzini, a quali caxxo di donatori può spillare euri?
Che fa, converte Palazzo Chigi in zecca dello Stato per stampare moneta a ciclo continuo e fronteggiare le richieste demenziali di un popolo indotto da eserciti di cacasenno a chiedere di più e produrre di meno? O rompe il salvadanaio di figli e nipoti a caccia di centesimini disoccupati?
Perciò, stanco di vivere da utile idiota in questo Paese paralizzato proprio da chi dovrebbe governarlo cercando le migliori soluzioni possibili, ho chiesto al direttore Nicola Cariglia di “Pensalibero” che ringrazio per l’ospitalità, di avviare la rubrica Menù Soluzioni
Chi volesse inventare uno straccio di futuro per il popolo italiano, compatibile con i 27 stati UE, non si dilunghi ad elencare problemi, (ne abbiamo già a strafottere) ma arrivi qua attrezzato per risolvere almeno uno, dichiarando quanto costa la terapia, chi la compra, chi la vende, chi è il medico curante, e con i soldi di quale categoria di soggetti produttivi si arriva alla soluzione.
Chi non ha la giusta preparazione interdisciplinare per dimostrare numeri alla mano, come produrre un euro di utile qua, senza generare due di danno più in là, ha tutta la mia gratitudine se si astiene dal proporre papocchi, a cui ci pensano già egregiamente le istituzioni italiane facendo danni da sette decenni.
Io sono un umile opinionista dilettante di 75 anni e di scarsa cultura. Qua e ora mi dichiaro pubblicamente colpevole, perché unendomi per tre decenni al coro dei “diciamo no” allo sfascio nazionale, nel mio piccolo, ho contribuito per ignoranza ad incasinarlo meglio. 
Così ho deciso, smetto di scimmiottare i "diciamo no", recito il mea culpa, e vado a caccia di “diciamo si”: di persone di buona volontà disposte a fare squadra, su questa miracolosa oasi di buonsenso chiamata Pensalibero, e determinate a salvare il salvabile. Buon lavoro a chi vorrà contribuirvi.

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