Che il primo grande problema de l’Umanità sono stati,
sono e saranno i padroni, credo lo sappiano bene pure loro. Quindi il bravo
Karl Marx non s’è perduto in chiacchiere, cercando di capire come cavare dal
fuoco la patata bollente del rapporto conflittuale lavoratori-padroni, senza
allungare l’elenco già chilometrico dei grandi ustionati.
Ma come tutte le idee innovative, anche la sua ha
spaccato l’Umanità in credenti ad est ed eretici ad ovest. I comunisti credenti
hanno capito che nella guerra lavoratori-padroni non ci sarebbero mai stati
armistizi durevoli, e per far cessare definitivamente le ostilità si doveva
scippare i lavoratori dei loro nemici di fiducia: i padroni; dichiarando
fuorilegge la proprietà e proprietari. E passando così dal capitalismo
vizioso alla virtuosa dittatura del proletariato.
Così l’abolizione giuridica del padroni,
istituzionalizzando la pace, ha scippato di fatto i lavoratori de l’immenso
piacere di distruggere ricchezza ai padroni, fingendo di produrla. Chi ha
continuato per tre quarti di secolo a non produrre o a distruggere risorse, lo
ha fatto a danno dei lavoratori produttivi.
Diversamente da Russia e Cina, Europa e America invece
hanno deciso che la guerra è più produttiva della pace e ci hanno
visto giusto con questa variante filosofica del comunismo chiamata
liberismo.
Finché sono produttivi de l’ovetto fresco della
ricchezza, non importa se tirata su onestamente come profitto o da criminali
come refurtiva, alle grandi o grandissime galline dalle uova d’oro, chiamate padroni
o paperoni miliardari, non va torto il collo manco con una carezza.
Mentre i medi e i piccoli pennuti, (leggi padroncini
onesti) con scarsa o scarsissima capacità a reggere la guerra della concorrenza
disonesta, e già spennati dal mercato, vanno avviati ai mattatoi sindacali,
burocratici, finanziari e fiscali, straripanti di onestissimi strozzini ed
esattori, per la definitiva sgozzatura a norma di legge.
Se stentano a capire che i comunisti vogliono solo
padroni produttivi che ingrassino di tasse la classe dirigente idiota, ladra e
parassita, e non importa un caxxo se i profitti li distillano corrompendo, o
sfruttando e uccidendo lavoratori, o importando schiavi da macellare a basso
costo, o prostituendo le loro donne fino alle bisnonne e trisavole. Per i
comunisti la morale va immolata di diritto o di fatto su l’altare della
produttività tassabile o rapinabbile a norma di legge.
A questo porcaio giuridico finto liberale e vero
comunista, avrebbero dovuto ribellarsi le vittime: i piccoli e piccolissimi
lavoratori “autonomi” onesti. Mentre i grandi industriali e banchieri nati
farabutti dalle origini del genere umano, fiutando l’affare, hanno pilotato il
mondo della cultura a sostegno del comunismo, perché senza sporcarsi le mani,
gli liberava il mercato da quel fritto misto di lavoratori autonomi onesti e
capaci, ma ciechi come talpe, perché non vedono e non vedranno mai in che
rapporto sono in Italia comunisti e liberali: i caporali e
i miliardari.
I liberali fanno il loro mestiere, proteggono i grandi
padroni, lasciando ai comunisti rapaci, l’onestissimo lavoro di caporali che
offrono ai grandi padroni (leggi macellai) agnelli da macellare: lavoratori da
sfruttare e uccidere e piccoli imprenditori da istigare al suicidio dopo averli
ripuliti come lische di pesce.
Non so se il povero Karl Marx aveva previsto
questa orrenda degenerazione della sua filosofia politica: dal comunismo dei
lavoratori, al comunismo salva banchieri, che usa l’intera umanità come fosse
limone per le spremute di profitti pubblici e privati, truffaldini o
letteralmente criminali.
Questa è la mia umile opinione. I veri assassini dei
lavoratori e dei poveri sono due: i comunisti venduti o prostituiti ai
banchieri e ai padroni di tutte le razze, per sfruttare o uccidere lavoratori e
classe media; e i banchieri che usano i comunisti da salvagente anti
bancarotta.
Se questi sono i limiti fisiologici della democrazia,
da Platone a Rousseau nessuno avrà ragione di rivoltarsi nella tomba. E non lo
farà nemmeno Marx, sapendo bene che la grande marea dei lavoratori, incapaci di
essere autonomamente produttivi, ha solo due possibilità di sbarcare il
lunario: vendere o svendere la propria prestazione lavorativa ai padroni.
Quindi, impedire ai padroni di produrre ricchezza
onesta è un crimine anche o soprattutto contro i lavoratori. Istigarli a colpi
di rapine tributarie e persecuzioni burocratiche ad evadere o a violare la
legge per non fallire, è un altro crimine. E derubarli a 360 gradi tanto da
istigarli al suicidio, è un doppio crimine contro l’uomo e l’umanità di cui
tutti dovremmo vergognarci, e in primis le procure e i giudici che da sette
decenni, davanti alle mostruosità giuridiche a danno dei piccoli e piccolissimi
imprenditori italiani, si fingono sordi, muti e ciechi.
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