lunedì 25 luglio 2016

Dittature politiche e culturali



Dittature politiche e culturali

L'umanità è sempre stata afflitta da due forme di tragico totalitarismo: quello politico posto in essere dai politici; e quello culturale addebitato alla politica, ma posto in essere dal mondo della cultura. 
Giusto per capirci, il politico è come il netturbino, si muove nella sporcizia già prodotta da altri. Quindi il governo non è sporcaccione perché sporca lui, ma perché non ce la fa a ripulire il sistema sociale e ambientale di tutta la monnezza fisica, giuridica e morale prodotta dalle classi sociali potenti, agiate e privilegiate, per conservarsi o migliorarsi tali. 
Oggi il grosso del letame lo produce il mondo della cultura, facendoci credere che i depositari delle soluzioni mancate sono i Premier ciarlatani, invece è il mondo accademico e derivati straripante di cerebrolesi che sporcano invece di pulire, che creano i problemi che sono preposti a risolvere, e poi ci speculano su barche di miliardi, conservandoseli. 
I sistemi sociali moderni non sono più governabili da un solo individuo per poter dire quando non funzionano il Premier è responsabile. Ci sono decine di migliaia di soggetti teoricamente super qualificati che mandano avanti un governo, ed è stupido oltre che disonesto scaricare la responsabilità sul Premier invece di prendersi il fastidio di cercare, nella chilometrica catena di comando, gli anelli arrugginiti responsabili del diluvio universale di disastri umani, ambientali, giuridici ed economici, che da mezzo secolo sospingono l'Italia verso l'Africa. 
Voi mi direte, allora gli strozzini della finanza non hanno colpe? No che non l’hanno. Se i professori, i giornalisti e i professionisti la smettessero di mettersi al servizio dei mille potentati sindacali, politici, economici e mafiosi che schiavizzano, sfruttano e uccidono i popoli; i politici corrotti e ladripersino i banchieri miliardari andrebbero in giro col cappello in mano da accattoni. 
Ma oggi i migliori accademici sono manager strapagati di politici e banchieri per mettere a loro servizio le armi culturali più sofisticate, moderne ed efficaci, che li mantengano potenti e intoccabili, magari spacciandoli pure per filantropi.

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