domenica 5 aprile 2020

Il covid-19 scippa la vita ai malati e la borsa ai sani


Tutto il mondo è paralizzato dal covid-19. E in questa guerra contro un nemico invisibile, alcuni rischiano la vita subito, ma tutti rischiamo la borsa e la vita dopo. Perché i popoli chiusi in casa e improduttivi, finiti i risparmi non avranno di che mangiare curarsi ed evitare il fallimento se banchieri e politici non usciranno dal letargo, rinunciando alla loro vecchia farmacopea filantropica a base di tassi e tasse che a volte rasentano la rapina.
Se pure a breve ci sarà un vaccino che arriverà a salvare la vita dei popoli, ci vorrà un diluvio universale di trilioni per impedire il totale collasso dell'economia nei 200 stati dei 5 continenti, di cui già 191 aggrediti dal covid-19, comprese le cosiddette prime seconde o terze potenze mondiali che tali erano solo per capacità di sfruttamento della produttività altrui.

Oggi la carestia di materiale sanitario produce vittime persino fra medici e infermieri. Speriamo che domani  non ci sia carestia di risorse finanziarie per riportare in vita il sistema economico globale che l'assenza di lavoro e profitto è come se lo avesse messo in coma farmacologico.
Se i Banchieri e gli speculatori non allenteranno la presa del denaro, e non restituiranno d'urgenza ai singoli popoli la proprietà della moneta, (sia pure nei casi eccezionali di irreparabile calamitá) i morti per "usuravirus" e "tassavirus" potrebbero superare in volata quelli per coronavirus.
Per migliaia di anni i popoli hanno risolto i loro problemi economici scatenando una guerra; attaccando e depredando un popolo ricco di risorse.
Questa volta è un virus non si sa bene quanto "sconosciuto" ad aver dichiarato guerra all'intera comunità mondiale che è ancora barricata in casa per salvarsi la vita ma condannando a morte la borsa.
Non potendo più lavorare e produrre ricchezza, rischia, dopo essersi salvata dal virus, di morire singolarmente di fame e collettivamente di default, se il "filantropico" mondo della Finanza  non si affretterà a stampare banconote da iniettare "a fondo perduto", quasi fosse una flebo ricostituente, nel corpo malato del mercato globale, povero di imprese onestamente produttive e contributive e perciò piagato da trilioni di debito già prima dell'epidemia.

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