Ritorno alle origini
La condizione culturale, economica e morale, quasi
disperata dell’Italia, mi ha indotto a riflettere su cosa possa inibire la
civiltà e precipitare nella barbarie un popolo; e credo che l’errata
distribuzione dei costi e dei ricavi, (come dire: l’ingiustizia sociale) alla
lunga possa danneggiare un popolo fino alla totale distruzione.
L’Italia, madre e padre di tutte le ingiustizie, ha
la guerra civile dietro l’angolo, perché la chiave della giustizia sociale
comunista si è spezzata nella serratura da un quarto di secolo, e quella
liberale è in progettazione da sette decenni.
E in attesa della futura giustizia intelligente, i
conti dobbiamo farceli con quella comunista e liberale in guerra fra loro a
tempo indeterminato, tanto da aver cancellato anche le impronte digitali del
diritto al lavoro per i dipendenti, cancellando il diritto alla vita onesta per
gli imprenditori.
Insomma siamo nella mer…
La scienza è ormai come una automobile forata e
senza ruota di scorta. Si prende in carico un problema che necessita di una soluzione
e ne restituisce mille perfettamente incancreniti. Filosofi, economisti e giornalisti giocano allo scarica barile: o si contestano reciprocamente le soluzioni ideologiche
e perciò fasulle che sfornano a ciclo continuo, oppure ribaltano sulla politica
la responsabilità dello sfascio, e questa si affretta a chiamare in correità,
giudici, burocrati sindacalisti e professionisti, oppure vanno tutti sul sicuro
incriminando di evasione fiscale i piccoli imprenditori a cui non sono rimasti più
nemmeno gli occhi per piangere.
Insomma, siamo fortunati, abbiamo tutto ciò che
serve per “ritornare alle origini”, retrocedendo nella barbarie, perché il
comunismo ha tirato le cuoia, ma da noi governa; e il liberismo che sembrava un
primatista mondiale, è ingessato come un salame da un miliardo di politiche di emergenza per
tenercelo in piedi artificialmente.
Quindi, ciò che producono le imprese basta solo agli "umani
di buon appetito": super imprenditori, banchieri e classe dirigente
ladra, con la santa benedizione dei comunisti che si limitano a perequare da
cani le briciole che cadono di bocca ai banchieri, e a strappare di tasse
rapina persino le viscere ai mini imprenditori onesti fino a ridurli a barboni o
peggio a suicidi. E quanto tutto questo possa dirsi Stato di diritto e
giustizia sociale ve lo lascio immaginare.
Per l’equa distribuzione di costi e ricavi fra Stato
e contribuenti forse ci toccherà aspettare il Padreterno, perché agli umani
addetti ai lavori continua a sfuggire un particolare fondamentale. Per produrre
ricchezza onesta a qualunque livello, si sopportano dei costi prevedibili, ma
anche una marea di costi imprevedibili. E quando i secondi superano i primi, il
profitto si trasforma in perdita.
Il giorno prima della vendemmia, il Padreterno che ti
grandina il raccolto, ti scarica addosso un costo imprevedibile, e addio
profitto. Naturalmente, il Padreterno, pur potendo scatenare l’inferno in
terra, non è ancora riuscito a battere politici, giudici, burocrati, banchieri,
sindacalisti e professionisti in fatto di grandinate devastanti; e ancora
peggio, la classe dirigente in questione non si è ancora posto il problema di
come ripartire i costi imprevisti fra le classi sociali, per evitare che chi produce
sia indotto a licenziare, chiudere o delocalizzare, se puntualmente le perdite
superano i profitti.
Il buon senso imporrebbe di scaricare i massimi
costi imprevisti sulle due classi sociali che hanno le spalle larghe e robuste:
quella numerosa dei lavoratori e pensionati e quella ricca delle multinazionali
e dei banchieri. Ma è già blasfemo pensarlo; perché nel sistema Italia sono le
piccole imprese (in costante rischio fallimento) e i relativi dipendenti
precari a doversi fare carico di costi e danni esterni all’impresa: da mal
funzionamento dello Stato, disonestà degli addetti, calamità naturali,
recessioni e stagnazioni mondiali, guerre, mafia, e quanto altro.
Ma questa via è a scorrimento veloce verso la guerra
civile. I danni e le perdite “eccezionali” subiti dagli imprenditori andrebbero
“socializzati”, (al pari dei profitti) per proteggere dalla disoccupazione chi
lavora, dal fallimento chi produce, e lo Stato, dalla perdita definitiva di
tasse.
Ma se i dipendenti, i pensionati e i banchieri, (che
hanno una rappresentanza politica così inossidabile da legittimarsi persino l’omicidio) alzano le barricate a protezione delle loro classi sociali, scaricano tutti i
costi imprevisti ed eccezionali sui piccoli imprenditori, come fossero ebrei da
sterminare, e inducono barbarie senza via d’uscita per due elementari ragioni: primo,
perché si tratta di imprese povere che mai potranno sopportare quei costi; secondo,
si tratta di una classe sociale che nel 2011 era di soli due milioni di addetti,
su 41 milioni di contribuenti, e dopo l’oculata politica di Monti, Letta e prossima
di Renzi, sarà all’estinzione.
Quando ero ragazzo raccontavano spesso la storiella
di un tale che aveva un cavallo da tiro che da solo poteva trainarsi il mondo,
ma il suo padrone, intelligente come una capra, (direbbe Sgarbi) lo usava per le
passeggiate. Per i carichi pesanti legava l’asino davanti al carro e il cavallo
dietro, e puntualmente ogni settimana, di super lavoro ammazzava un asino.
In Italia, la cultura, la politica e la giustizia sembrerebbero
pensate in esclusiva da quel ammazza asini.
Se invece analizzassimo senza prosciutti sugli occhi il problema del lavoro
autonomo, capiremmo che l’attività di piccolo imprenditore (peggio se onesto),
una volta ricca, privilegiata e ambita, si è ridotta ad un calvario. Per l’alto
rischio economico, (al pari dei lavori umilianti, sporchi o pesanti) si è resa appetibile
(in mancanza d’altro) solo agli immigrati, mentre il numero degli addetti
italiani è in caduta libera, da oltre un decennio.
Come dire che l’Italia ha nei dipendenti, pensionati e banche, un
ottimo cavallo da tiro per i grossi carichi tributari, ma al pari dello scemo
del paese, continua a scaricare tutto sull’asino della piccola imprenditoria,
che inizialmente tenta di tenersi a galla ricorrendo agli usurai, evadendo le
tasse, e sperando che la politica rinsavisca, poi schiatta. E insieme a quel asino
schiatta l’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento