sabato 1 ottobre 2011

Se c'è un popolo democratico c'è democrazia.


Ma davvero in Italia la colpa è solo dei governanti, o centrano pure i governati? E’ solo il governo ladro e la Roma ladrona che ci stanno guastando tutto, oppure ci si mettono d’impegno anche giudici e giornalisti nel far apparire criminale la classe politica che è solo stupida e illusa?
Pensando di vivere in un Paese democratico, fa scelte di governo per un popolo, ma se ne ritrova un altro che non è manco parente lontano del primo e capace di sabotarle tutte fino all’ultima lira.
Come quel tale specializzato a preparare coda alla vaccinara, che conservò lo stesso menù anche dopo che lo assunsero da cuoco all’asilo, e si scandalizzava perché tutti chiedevano minestrine, dopo aver sputato nei suoi piatti di code.
Chi governa non sbaglia politica, sbaglia popolo. Prepara le sue pietanze per un certo tipo di avventori, ma ai tavoli se ne ritrova altri che hanno cambiato gusti, necessità, aspirazioni, cultura. Ecco perché serve il censimento della popolazione per sapere se la politica deve sfornare code alla vaccinara, o biberon di latte con biscottini al plasmon. 
E’ per questa ragione che Berlusconi, da dio del mercato, ha fatto diciotto anni di buchi nell’acqua con la sua politica. E pure ha una squadra di cuochi ministeriali da premio nobel. Il nostro Tremonti come ministro dell’economia è caposcuola a livello planetario, ma in Italia non cava un ragno dal buco: per risparmiare anche sull’aria, visto che ci manca pure quella, non accende nemmeno i fornelli.
Quindi la domanda che rimane senza risposta è questa: ci siamo attrezzati di politici per governare la democrazia alternando le classi sociali al potere; ma col 93% di dipendenti e il 7% di imprenditori, una democrazia da governare alternando dipendenti e imprenditori , l'abbiamo ancora, o ce la siamo fumata?
Perché se l’accesso al potere di quel ridicolo 7% di imprenditori è diventato matematicamente impossibile, (più di quanto lo è stato per le donne l'accesso al potere politico) governare la non democrazia italiana, con mezzi democratici, è ovvio che debba essere una bancarotta continuata. L'asino dell'imprenditoria è già schiattato da un pezzo sotto il carico crescente di lavoratori privati, pubblici e immigrati che di diritto o di fatto mangiano grazie agli imprenditori.
Ecco perché tutte le promesse di Berlusconi, intrufolato in politica,  usando i media come piede di porco per operare il miracolo dell'alternanza degli imprenditori al potere legale (mai visto in sei decenni) sono diventate in blocco promesse da marinaio.
Berlusconi che cosa poteva fare a Roma, se gli italiani che può rappresentare lui imprenditore miliardario si contano sulle dita di una mano? Ma quand’anche avesse il consenso plebiscitario di quel 7% di imprenditori, non si dimentichi (tanto non glielo faranno dimenticare) che è grazie al 63% dei lavoratori dipendenti ch’è arrivato a quel 70% iniziale di consensi.
E quella schiacciante maggioranza sociale non gli ha consentito e non gli consentirà mai di dimenticarsi di fare politica salariale comunista, anche se vorrebbe fare politica liberale dei profitti per l’armata brancaleone degli imprenditori illusi, non per salvare l'Italia, ma almeno tentare.
Soltanto con quel misero 7% di consensi dei lavoratori autonomi, Berlusconi non sarebbe arrivato neanche a consigliere comunale di Arcore, altro che Premier. E il 93% di italiani con un lavoro dipendente, la politica liberale sono in grado di trasformarla di fatto e di diritto in politica comunista.
Ecco perché Berlusconi i suoi miraggi se li riporta ad Arcore, ancora incartati e infiocchettati. Il ponte sullo stretto di Messina, la burocrazia che s’ammazza di lavoro a trasformare le tasse in servizi tali da far impennare la produttività industriale come la moto di Valentino Rossi; la riduzione delle tasse per evitare l’evasione che è una forma di legittima difesa dalle vessazioni tributarie; la giustizia riformata e giusta come una bilancia elettronica; ad uno ad uno sono diventati i sogni degli illusi berlusconiani.
In Italia e nel mondo è così schiacciante la maggioranza dei dipendenti e aspiranti tali, che si travasano da un continente all’altro chiedendo politica comunista, lavoro remunerato e garantito; che coloro che si candidano a nutrire i nostri dipendenti pubblici e privati di politica liberale, a base di code alla vaccinara in salsa piccante, coi ministri Brunetta e Sacconi che servono ai tavoli: le code rischiano di doversele ingoiare loro, intere e crude.
Anche con dieci lauree e dieci master a testa, quello che i giovani italiani chiedono a Berlusconi è un lavoro dipendente, ricco, pubblico, sindacalizzato e libero da responsabilità.
Che se la facciano gli illusi come lui una scorpacciata di code alla vaccinara, di rischio d'impresa, di concorrenza del mercato globale,  di banche col braccino corto, di fisco con le mani lunghe e morso da vampiro, di burocrazia sfaticata e ladra e di giustizia addrucoiucoiu, perchè tutto questo per un galantuomo, più che indigesto, è letale.

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