venerdì 28 ottobre 2011

Idee come chiodi arrugginiti.

Chi ha provato ad estrarre dal muro un chiodo arrugginito, sa bene che nel migliore dei casi si lascia dietro una voragine; e sempre che non sia tanto grosso da  dover buttare giù un muro o l'intera  casa.
E nel cervello umano, le idee demenziali, al pari dei chiodi arrugginiti, sono saldamente e inamovibilmente ancorate. Quando sospettiamo di essere in errore, è così traumatico e dannoso correggerlo, che finiamo per negare la verità persino a noi stessi e ci teniamo l'errore.
Ecco perché ogni essere umano è portato a vedere con chiarezza scientifica gli errori altrui quanto una capocchia di spillo, ma non i propri quanto una trave.
Per non parlare di errori comuni a diecine o centinaia di milioni di persone, come è stato il fascismo, il nazismo e ancora peggio il comunismo, che c’è voluto un secolo di sofferenze prima di vederlo eliminato. Anche se certe demenziali ideologie restano come chiodi inestraibili nel cervello dei nostalgici. E ora abbiamo fra le mani la patata bollente del liberismo che rischia di spedire in bancarotta mezzo pianeta.
Allora dobbiamo incominciare a convincerci che non esiste cervello umano senza il chiodo arrugginito di una bella idea idiota così bene ancorata che abbiamo più convenienza a tenercela che a rimuoverla con costi insostenibili.
E l’idea che abbiamo dei governi democratici, rientra a pieno titolo fra le idee così inamovibili, che ci rifiutiamo persino di metterle in discussione.
L'idea che delle piogge inopportune sia sempre responsabile il governo ladro, l'abbiamo conficcata nel cervello già alla nascita; e poiché nessuno si è mai preoccupato di rimuoverla, oggi non riusciamo a vedere altro intorno a noi, che politici corrotti e governi ladri. Se Dio si prendesse il fastidio di entrare in politica, all’istante verrebbe promosso incapace, corrotto e ladro pure lui.
Ma se c’è al mondo una enorme massa di individui che non hanno le risorse per cavarsi il chiodo arrugginito da soli, c’è anche un bel po’ di disonesti nel mondo della cultura, che fingendo di cavare chiodi arrugginiti a colpi di diplomi, lauree e informazione faziosa, ce li ficcano meglio a martellate, facendoci credere che nella stanza dei bottoni di governo si ha potere e denaro per governare qualunque popolo, sempre che si voglia. E quando mai!
Invece è la qualità culturale e morale del popolo a rendere possibile o impossibile governarlo. Un popolo istruito e onesto è anche produttivo, e se è produttivo si sta già governando da sè. Ma non può esserlo altrettanto un popolo ignorante, anarchico, avido, sfaticato, sfruttatore o parassita, evasore o elusore.
Ne consegue che in democrazia l'importanza della cultura è largamente superiore a quella della politica. Un tale diceva che i popoli democratici hanno il governo che si meritano (ma io direi gli intellettuali che formano cervelli hanno il governo che si meritano), nel senso che il governo di un popolo ladro non sarà mai filantropo, né un popolo filantropo avrà mai un governo ladro.
E se in Italia ci piovono solo governi ladri da sessantatre anni, potremmo iniziare a sospettare che istruzione e informazione ci abbiano piantato nella capoccia qualche idea demenziale ormai arrugginita e non abbiano alcun interesse a chiarire la storia millenaria del “piove governo ladro”, perchè dovrebbero ammettere che prima della politica è la cultura demenziale a far piovere catastrofi.
Facendo due più due anche la gente più sprovveduta si renderebbe conto che i popoli ingovernabili non sono gli istruiti, ma quelli drogati dalla falsa istruzione e informazione e istigati contro la politica, per impedirgli di accorgersi che le piogge di malgoverno, non arrivano mai, se non dopo una grandinata trentennale e passa di istruzione e informazione soporifera.
Tanto soporifera che finiamo per non accorgerci che al governo non ci vanno i contadini, gli artigiani e i commercianti, gli ambulanti della frutta o i vu cumbrà. Cultura e politica sono come gemelle siamesi incollate dalla testa: sono gli stessi professori, professionisti e giornalisti che dopo averci inchiodato nella zucca le loro corbellerie, vanno a Roma a farsi le leggi ad personam e poi tornano ad applicarle a loro uso e consumo.
Al Parlamento ci vanno per esercitarsi nella corruzione, e nelle scuole e redazioni inveiscono contro i loro compagni di merende, perchè i popoli resi irresponsabili dalla cultura non li sanno governare. Bella scoperta, dopo l'acqua tiepida!

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