domenica 9 ottobre 2011

Siamo alla rottamazione dei pupi dei ventriloqui


Il minimo che si possa fare è gridare al miracolo, perché in Italia i ventriloqui dell’impresa, della finanza e del sindacato, di punto in bianco e senza preavviso hanno minacciato di rottamare tutti i pupi che sono al potere, e miracolo dei miracoli, parlano con la loro bocca.
Ad aprire questa innovativa stagione, per ora sono due super imprenditori, pronti (si dice in giro) a catapultarsi in politica: Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo, ma anche disponibili a fare squadra, con tutti gli onesti e capaci di buona volontà.
Marchionne ha tentato di far cambiare idea a Montezemolo, ma non è riuscito perché il soggetto in questione non è abituato alle inversioni di marcia dopo le partenze a razzo: quando decide, parte e arriva puntuale come un cronometro. Però il nostro Montezemolo ora starebbe per sconfinare dalla formula Uno, alla politica Zero ch’è quanto dire.
Da imprenditore miliardario, poteva condizionare la politica di destra e sinistra, mentre da politico schierato o di qua o di là, avrebbe un’influenza quantomeno dimezzata o letteralmente nulla come quella di Berlusconi passato da dio del mercato, a presunto imputato da rispedire al mercato, o assicurare alle patrie galere.
Insomma, per un imprenditore, che da battitore libero condiziona la politica a 360 gradi, (lui detta e il politico scrive) entrare in politica è un salto “mortale”, come se un primatista mondiale medaglia d'oro si facesse amputare una gamba per correre più veloce.
Nelle democrazie la politica dipende dalla miscela delle classi sociali e relativa produttività, mica dal teatrino dei politicanti. Se la cultura, come in Italia, ha formato il 93% di lavoratori dipendenti, e solo il 7% di imprenditori, e tutti vessati da fisco, banche e alcuni anche dalla mafia; la politica liberale, da chiunque provenga, è miracolosa quanto un bicchiere di minerale nella cura del tumore.
La cultura può impiegare decenni, ma riesce sempre a correggere gli errori della politica. Mentre gli errori della cultura, (vedi comunismo) non è bastato un secolo di politica liberale a sanarli e forse sono ormai insanabili.
L’abolizione della proprietà privata e lo sterminio dei padroni avrebbe dovuto cambiare la faccia della civiltà umana, e s’è visto come l’ha cambiata. Perchè il vero rompicapo non è impedire ai ricchi di rubare, (basta un campo di sterminio); ma convincere poi i poveri a produrre ricchezza lavorando e pagando tasse invece di banchieri e industriali.
Purtroppo il comunismo lo hanno rottamato ad Oriente, ma lo hanno esportato in Occidente. E i lavoratori sono convinti che la rapina dei padroni per via sindacale, burocratica, fiscale e giudiziaria, è la migliore garanzia per conservare i posti di lavoro e il salario garantito, La parola d’ordine è: conservi il lavoro se fai fallire l’impresa.
E pure se l'Italia economica ha un piede e mezzo nel baratro, non ci facciamo mancare fiumi di intellettuali, sindacalisti e politici comunisti impegnati ad accrescere i posti di lavoro riducendo le imprese al fallimento. Questa logica farà pure a cazzotti col liberismo, ma ahinoi è l'unica vincente in democrazia. Quando i lavoratori superano il 50% (e lo superavano già nel 1948, ora siamo al 93%) l'unica politica accettata dal popolo è quella comunista in difesa dei salari. Anche volendo, come si può spiegare a quel 93% di lavoratori, che solo il 7% di imprese è una condizione patologica e a rischio fallimento per qualunque Stato che si definisse liberale?
Il 7% di consenso degli imprenditori è un’entità politica persino eccessiva per un posto di consigliere comunale a Roccacannuccia; ma per chiunque stia al potere, prima, durante e dopo Berlusconi, promettere di dare lavoro e salvare l'Italia con quei numeri è una truffa.
Certo che il potere si può sempre acquisirlo coi voti dei lavoratori, come ha fatto il nostro Premier. Ma poi i posti di lavoro chi li puntella se le imprese sono tre quarti alla bancarotta? Vorrei sbagliarmi, ma sul latte versato in sei decenni di comunismo ammazza piccoli imprenditori onesti e salva miliardari e banchieri, con la santa benedizione di politici, giudici, sindacalisti e giornalisti, ormai è inutile piangere.
Lo Stato ha le stesse problematiche della famiglia; se due coniugi hanno un solo figlio basta il reddito di un coniuge per tutta la famiglia, se ne hanno quattro devono lavorare entrambi, e se di figli ne hanno dieci, prima o poi i genitori dovranno rassegnarsi (in mancanza di sostegno pubblico o privato) a rubare per integrare il reddito onesto insufficiente con quello disonesto.
Così come la famiglia numerosa, anche lo Stato di diritto finisce per deragliare nell'illegalità, se il rapporto fra chi produce e chi spende è sbilanciato come una famiglia con poco reddito e molta prole.
Se una famiglia con un solo figlio ruba, va sbattuta in galera e buttata la chiave. Ma se una con dieci figli che non può mantenere, si trova nella condizione o di rubare o di ammazzarli, per quelli e solo per quelli, e ve lo ripeto a scanso di equivoci, solo per quelliil furto è eroismo.
Per la stessa ragione, le democrazie 
con una classe lavoratrice elefantiaca e una imprenditoriale nana, diventano un covo di politici, banchieri e imprenditori ladri, nel disperato tentativo di conservare la pace sociale producendo una adeguata produttività di ricchezza per tutto il popolo.
Augurarsi in queste barbare condizioni che ci capiti una classe dirigente onesta al posto di quella berlusconiana inaffidabile (a sentire i comunisti) è come augurarsi che scoppi presto la guerra civile per fame.
I politici, gli imprenditori e i banchieri ladri non piacciono a nessuno,  ma i galantuomini in questo tragico momento sarebbero un suicidio per la prolifica famiglia Occidentale che ha troppi lavoratori col diritto di mangiare, ma non abbastanza imprenditori col dovere di assumere, produrre, pagare e contribuire onestamente.
E temo che l'Occidente che si è coccolato gli irresponsabili e i parassiti per sei decenni, i ladri dovrà tenerseli tutti, ringraziarli, e pregare Dio che glieli conservi e moltiplichi, perchè il numero di bocche da sfamare ma rese improduttive dalla cultura, politica e giustizia illiberale, ormai è ovunque apocalittico.

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