Hegel
e la “coscienza della
libertà”
Ad
uno scettico improvvisato e dilettante quale credo di esserlo, il Mondo si
mostra ricco di tifosi e credenti, ma povero di eretici, ricco di illusi, ma
povero di disincantati. Tant'è che alla lunga ho dovuto chiedermi; ma per curare
le epidemie di fede cieca, che da millenni garantiscono un’ottima conservazione
della guerra fra continenti, stati, popoli, razze e singoli, serve davvero
sganciare la bomba atomica sui tifosi, oppure basta bucargli il pallone,
dissacrarli l’oggetto del culto, che sia materiale come il pallone, il
mercato, la politica o spirituale come la scienza, la filosofia o la religione?
E
ho capito che non ci sono soluzioni miracolose: il “tifo” è la
regola; mentre il “disincanto
socratico” era e resterà sempre merce rara persino nel mondo della
filosofia che lo rincorre.
Insomma
la politica ha una gigantesca patata bollente da cavare dal fuoco: deve evitare
che un popolo diventi vittima di sé stesso per carenza di autostima, oppure si
trasformi in carnefice, per eccesso di fede cieca: vedi nazismo.
Nell’Europa
cattolica, dopo due guerre mondiali e il tracollo dei valori di tutte le razze,
la spia del serbatoio de l’autostima dei popoli e dei singoli si direbbe rosso
lampeggiante da decenni, e forse questa è la ragione per cui rischiamo di
finire sopraffatti dal mondo musulmano che in fatto di fede non sembra avere
dubbi: più che prendere lezioni, preferisce impartirle.
Insomma,
se c’è un travaso di tifosi a senso unico, non ci vuole Einstein per capire che
stanno fuggendo dalla squadra perdente per rifugiarsi nella vincente. E in
Europa, l’emorragia di fedeli, anche se non è a livello di esodo biblico, è uno
stillicidio vecchio di decenni, e ancora nessuno ha voglia di domandarsi cosa
hanno di sbagliato la nostra cultura, la nostra religione o la politica, da
indurre un numero crescente di giovani a fuggire dal lusso e libertà
Occidentale, verso le difficoltà e restrizioni musulmane col rischio di doversi
pure immolare per difenderle?
Per
millenni i popoli hanno rincorso inutilmente il miraggio dell’arricchimento
culturale e finanziario come massima espressione di progresso, civiltà e
libertà. Ma ora che l’Occidente sembra averlo afferrato per la coda, persino
gli stessi beneficiari fuggono schifati ad abbracciare le restrizioni, le
difficoltà e la schiavitù. Fuggono forse dalla cultura e religione, o anche
dalla politica e dal mercato? Ma forse questa è domanda da miliardi di dollari
senza risposta.
L'unica
cosa di cui abbiamo una discreta certezza, è ch'è tipico degli umani desiderare
l'esatto opposto di ciò che hanno. Il ricco sogna il pane ammuffito addentato
voracemente dal povero, mentre il povero ha l'incubo della bistecca alla
fiorentina fumante e succosa buttata alle immondizie perché al ricco è venuta a
nausea.
Hegel
ha provato a spiegare perché non è semplice distillare civiltà dall’ingiustizia
sociale, con queste illuminanti parole: “la storia del mondo non è
altro che il progresso della
coscienza della libertà”.
E
l’arricchimento facile, la libertà incondizionata, l'appropriazione indebita,
la corruzione, la disinformazione, (vedi Italia) inducono"sonno
della ragione", che è purissimo “progresso della
coscienza della libertà”, ma
a ritroso.
Nessun commento:
Posta un commento