sabato 23 gennaio 2016

Le ostetriche politiche imbranate



Le ostetriche politiche imbranate

E’ sempre rischioso stravolgere la destinazione d’uso di un oggetto. Se provi a convertire una bicicletta in trattore, finisci appiedato: perdi la bicicletta, ma non guadagni il trattore. Mutando una cosa in un’altra sfacciatamente diversa o peggio opposta si rischia di perdere tutto. Ma farlo con un popolo, uno Stato, una ideologia o un sistema legislativo è letteralmente suicida.
Per questa ragione il mondo sta venendo giù come una ricotta malfatta, perché si è cercato di convertire tutti i sistemi Stato comunisti in liberali, e l’effetto è visibile anche allo scemo del paese. A cominciare da l’Italia, il cambiamento liberale, è stato affidato a furor di popolo, alla stessa classe dirigente comunista che aveva portato l’Italia alla bancarotta, con mezzo secolo di comunismo sfegatato.
Nel passaggio dal comunismo al liberismo non si è tentato nemmeno di cambiare o rinunciare ad un lavacessi o un passacarte pubblico (manco se reo confesso) per non perdere consenso. Come dire che nel privato si può anche sconvolgerla la destinazione d’uso, ma nella burocrazia non si muove foglia che il burocrate comunista non voglia. Perciò, i politici italiani liberali, lo Stato liberale se lo sogneranno a vita, mentre gli imprenditori, si sveglieranno da l’incubo dello Stato comunista vero e liberale finto fatto di disservizi, ruberie, parassitismi, e abusi di potere, in aggiunta alla competizione selvaggia o disonesta solo da morti, forse !!!!
E’ chiaro quindi che passare da l’uguaglianza comunista alla competitività liberale resterà a l’infinito un pio desiderio, perché gli addetti pubblici rifiuteranno in massa il passaggio e gli imprenditori si ritroveranno iscritti alle olimpiadi del libero mercato, con la palla al piede dei dis-servizi e furti comunisti, da pagare a colpi di stangate tributarie assassine.
Insomma, non si modifica la destinazione d’uso della classe imprenditoriale, prima di aver modificato le istituzioni dello Stato, e l’esercito della “classe dirigente” libera di abusare del potere.
Perché se il mercato finisce assoggettato allo Stato, allora gli imprenditori smettono di essere soggetti autonomi e responsabili anche delle cacche di cane sui marciapiedi, e si convertono in dipendenti dei dipendenti pubblici irresponsabili, liberi di giocarseli come il gatto col topo, sfruttandoli  o accoppandoli a piacimento, senza dover rendere conto a nessuno, come non rendono conto se al lavoro arrivano in orario, se timbrano il cartellino personalmente o affidandolo ad un collega, se  rimangono in ufficio o vanno a divertirsi o a svolgere un altro lavoro a pagamento, se si assentano dalla stanza, se si leggono il giornale invece di assolvere alle loro mansioni o se le assolvono alla velocità della luce, solo dopo aver incassato altrettanto velocemente una mazzetta di contanti o di favori.
Insomma, così come è concepito adesso lo Stato finto liberale, non diventa mai ex Stato comunista, ma resta culturalmente, giuridicamente, economicamente, tributariamente e moralmente comunista, anche quando fa in modo che siano i tromboni politici di destra ad occupare Palazzo Chigi e a pavoneggiarsi come se stessero governando davvero una liberal-democrazia. Con l’unica differenza che i comunisti governano da liberi in giro per il mondo rastrellando Rolex, mentre i liberali esercitano il loro potere sbattuti come burattini fra udienze giudiziarie e arresti domiciliari, quando proprio gli va da dio.
Imprenditori, banchieri e berlusconi assortiti possono inventarsi chilometri di crimini, delitti, truffe, corruzioni, conflitti d’interesse e bunga bunga per non soccombere al massacro di un popolo improduttivo perché finto liberale, abbarbicato come l’edera al parassitismo comunista, ma non vanno da nessuna parte, perché il comunismo si può anche convertirlo in liberismo, ma solo iniziando dallo Stato, altrimenti rimane finto a vita.
Non si inizia dal mercato, massacrando, rapinando e riducendo al suicidio i piccoli imprenditori, perseguitandoli da evasori e ladri di Stato, ma selezionando una classe dirigente pubblica con vocazione a competere, a guadagnare compensi nella misura in cui i suoi servizi pubblici hanno già reso produttive le imprese private. Non sulla promessa di renderle tali nel prossimo millennio.
Perché accreditarsi persino un premio di produttività per i servizi pubblici da terzo mondo che hanno fatto arretrare l’Italia in Africa in cinque decenni di comunismo, e due di finto liberismo, può anche essere legalmente liberale, ma resta sostanzialmente comunista, perché a fallire o ad impiccarsi non sono solo i venditori di bruscolini, che trattandosi di “poveri ignoranti” se non è accettabile, è quantomeno comprensibile; ma a collassare sono i giganti del mercato e della finanza e le loro cordate di imprese miliardarie, (l’ABI parla di 200 miliardi di euro di sofferenze bancarie, e oltre un milione di debitori insolventi o falliti) allora il problema del liberismo e comunismo finti, è proprio da spaccacervelli.
Nessun popolo può dipendere esclusivamente dal mercato, perché il mercato ha salite e discese come le montagne russe senza cinture di sicurezza. Non può risparmiare i barboni perché  non risparmia i banchieri. Ma il mondo finanziario è adulto e vaccinato per il rischio di impresa, invece il popolo non lo sarà mai. I bisogni umani sono costanti, e il welfare non si potrà mai adeguarlo alle impennate e ai crolli mortali del mercato assassini dei poveri.
Le banche italiane sono già sopravvissute a sette anni di recessione, perché nella UE “il pronto soccorso finanziario è h24” come è giusto che sia per salvare capre e cavoli. Certo è allucinante salvare imprenditori e banchieri, cioè “i Renzi e i Boschi”, dove ci sono barboni che muoiono per strada. Ma il mezzo mondo comunista, sotto la minaccia della guerra atomica, ha esperimentato la ricetta opposta. Senza i banchieri e le banche del mondo liberista accoppati per legge, ha moltiplicato, affamato e ucciso popoli in mezzo mondo.
E al punto in cui siamo, la gente non sa più se ripararsi sotto l’ombrello bucato della “civiltà occidentale”, dove diluvia catastrofi culturali, politiche, giudiziarie, fiscali e finanziarie, in aggiunta alle naturali, o riguadagnare da barbone la libertà. A sentire e vedere in televisione tutti questi tromboni del potere di destra e sinistra pubblicizzare la bontà delle loro scelte e denigrare quelle degli altri, c’è da dubitare seriamente che i comunisti protettori dei lavoratori si siano accorti che in Italia non hanno più lavoratori da proteggere; e fra poco, nemmeno i liberali avranno più imprese e banche da salvare. Dopo l’America, con 500 banche fallite, anche la UE ha le sue Lehman Brothers che rischiano di fallire a grappoli o a cordate intere, se i tromboni del potere non si danno una calmata.
I politici sono come le ostetriche, possono dirsi buoni se portano a buon fine la gravidanza sociale, smettendo di accanirsi a salvare i ricchi per non uccidere i poveri, o i poveri per non uccidere i ricchi. Se no, al pari delle ostetriche imbranate, il politici macellai che non riescono a moderare il loro accanimento ideologico, dovendo salvare partoriente e nascituro, lavoratori e padroni, risparmiatori e banchieri, meglio farebbero, per il loro e nostro bene a levare il disturbo.

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