giovedì 1 dicembre 2011

Italiani, tribù di anarchici








A giudicare da come noi umani giriamo in tondo alla ricerca della verità, come i cani che tentano di mordersi la coda senza mai riuscirci, non è improbabile che la nostra specie abbia subito un prolasso intellettivo: il cervello si è liquefatto, e colando lungo la schiena, si è coagulato all’altezza del sedere, diventando, peggio della coda dei cani, uno scacciamosche virtuale e niente più. 
Ad onor del vero, anche col cervello giusto e collocato al posto giusto, noi umani non siamo mai riusciti a percepire la verità nella sua interezza, e quindi non abbiamo mai conosciuto la verità, posto che il vero al 99%,  come insegna Aristotele, non è vero.
Quindi, per noi poveri umani, l’analisi parziale è stata, è e sarà sempre la regola, e da essa non può che scaturire una soluzione buona per uno specifico problema, territorio, comunità, corporazione; e che poi si riveli regolarmente in conflitto con altre analisi ed altre soluzioni, fino al indurre una grande quantità di individui, che ha sufficiente cultura e potere, a sottrarsi al danneggiamento tutelando i propri specifici interessi individuali, ovviamente a danno degli altri, e alla lunga della collettività e dello Stato. E a questo punto è già anarchia conclamata.
Il prof. Sabino Cassese si domanda e ci domanda nel suo ultimo libro: “Italia: un popolo senza Stato?”, e non si può che rispondergli di si. Nelle democrazie, il groviglio degli interessi economici individuali e particolari riesce a trasformare la democrazia in anarco democrazia, a fagocitarsi lo Stato economicamente e a svuotare le istituzioni di qualunque potere reale.
Ecco perchè il più vincente degli italiani, Silvio Berlusconi, da Premier è diventato il perdente numero uno: una caricatura planetaria.
Ognuno è libero di fare il suo mestiere, onesto o disonesto che sia, (anzi, gli unici veramente liberi sono i disonesti) perché è tale la mole di illegalità spicciola oltre alla criminalità, che i ladri sono praticamente intoccabili, come un covo di gigantesche pantegane quando c’è in giro un solo gatto e si eclissa e va a brucare l'erba insieme alle pecore per non finire mangiato dai topi. 
Insomma, nelle democrazie liberali, i primi che si arrendono allo sfascio sono i controllori, e i controllati ci sguazzano nella loro illegalità di pochi centesimi o di svariati miliardi, prima che la tagliola scatti e immobilizzi il topo. 
Una infermiera ha presentato certificati falsi per 9 anni di fila, comprovanti il suo stato di gravidanza, senza partorire manco un topolino, ed ha incassato 9 anni di stipendi per un totale di sei giorni di lavoro. 
E dove si può cercarlo lo Stato, se non al cimitero, quando le corporazioni arrivano a quel livello di mafia, con medici così disonesti da avallare la truffa di una infermiera così sfacciata, per nove anni di fila e a danno dei contribuenti? 
Volere insieme il popolo e lo Stato democratico temo che sia utopico come volere la moglie ubriaca e la botte piena. Non ci possono essere controllori sufficienti a controllare il popolo libero e ricco, perché non ce la fanno nemmeno a controllare se stessi. 
E l’illegalità seppellisce le democrazie come i nubifragi, e smottamenti di questi giorni, senza salvare una sola istituzione. Così politica e mercato è come vivessero in una botte di ferro. E per gli eroi dell’onestà è un costante genocidio.

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