lunedì 19 dicembre 2011

Lo sfascio rende più della politica


Lo sfascio rende più della politica 


Questa è l'opinione di un ex imprenditore di 70 anni che ha pagato a caro prezzo l'aver elevato l'onestà a religione personale ed ha deciso che almeno a Natale la "sua" verità va servita senza dolcificanti a qualunque costo. Se a voi questa opinione dovesse sembrare troppo strabica cambiate canale e Tanti Auguri.

Se l’Europa avesse un impianto per distillare la politica produttiva di valore aggiunto, dalle chiacchiere demenziali e fallimentari, non troverebbe di che riempire un contagocce monodose per collirio, perchè l'intera "civiltà europea" si fonda sulla produzione di soluzioni finte per la conservazione dei problemi veri e relativa speculazione criminale a danno delle fasce sociali non rappresentate da lobby o caste rapaci e bancarottiere.
Così hanno posto in prima linea il “primato della politica”, che in 65 anni, di primati dopo primati, ha ridotto l’Italia e l’Europa peggio di come le lasciarono fascisti e nazisti, distruggendo i primati veri della famiglia, cultura, salario, profitto, tasse eque trasformate in servizi pubblici e giustizia sociale.
Altro primato incontestabile e indiscutibile: “la legalità”. Provatevi a dichiarare che l’illegalità privata è conseguenza diretta della delinquenza pubblica e riapriranno i manicomi apposta per voi o vi sbatteranno in galera per terrorismo ideologico e butteranno la chiave.
Altro primato: “il salario come variabile indipendente” l’ha fatta da padrone finchè Marchionne non ha minacciato di trasferirsi armi e bagagli in America. Ma la burocrazia non molla e non mollerà finchè non arriveremo alle condizioni della Grecia.
E ancora: “i sindacati dei lavoratori e lo sciopero”. Se invece del suolo italico, si fossero trovati sul Titanic al momento dell’affondamento, non avrebbero revocato uno sciopero generale manco a cannonate. E quanto sia legale lo sciopero degli occupati specialmente pubblici in un Paese col 50% dei giovani laureati a spasso o sfruttati da precari e con salari di fame, ve lo lascio immaginare. E con gli imprenditori onesti ridotti al suicidio, da banche e fisco, non sforzatevi nemmeno di immaginarlo perchè non riuscireste.
Altro super primato: “le tasse” in Italia sono più certe della morte. E guai a sgarrare una virgola, perché sono già state trasformate preventivamente, in refurtiva per ladri di Stato e in servizi da terzo mondo se mai dovesse avanzare qualche centesimino di euro bucato.
Altro capolavoro di primato: “la lotta all’evasione”, che serve per completare il lavoro a regola d’arte, macellando gli imprenditori preassassinati da banche usuraie in complicità con esattori "onesti". E recuperando come ogni macelleria che si rispetti, per salsicce e involtini, anche le unghie delle mani e dei piedi. Tutto ciò che è economicamente commestibile viene trasferito, (sempre a norma di legge, e guai a voi a mettere in discussione la legalità di banchieri ed esattori) dagli imprenditori onesti, alle caste, che sono la versione ripulita e scoppolata, della vecchia mafia con lupara. Tutti galantuomini travasati a norma di legge, dalla mafia al diritto.
E per ultima la scuola capace di insegnare al popolo come produrre ricchezza, ma che ha bisogno della ricchezza già prodotta dagli analfabeti per operare il miracolo dell'insegnamento alla bancarotta nazionale: perchè di suo non ha mai prodotto altro che laureati disoccupati e debito pubblico.
E sulla "giustizia a babbo morto" stensiamo pure un velo pietoso per amor di patria.
Ma basterebbe una sola leggina per spazzare via la speculazione pubblica che da 65 anni imperversa generando mafia privata. Rendere tutti i cittadini, dal netturbino al Presidente, soci dell’impresa Stato, in modo da costringere chi oggi specula sui problemi veri con false soluzioni a spese di Pantalone, cioè la classe dirigente pubblica e privata, a tuffarsi nella fogna dove lo ha buttato, per ripescare il senso dello Stato democratico e la chiave per governarlo onestamente, sapendo di non poter più socializzare le perdite e privatizzare i profitti, ma di doverle ripianare ogni volta che ha  affondato il PIL invece di lievitarlo. 
Lo ammetto, sarebbe tragico per la classe dirigente non poter più produrre sfascio e incassare miliardi, distruggendo contribuenti onesti e relative famiglie: ma dopo 65 anni, la tragedia della disoccupazione, del contropelo tributario e dell'ingiustizia sociale legalizzata, finirebbe d'incanto per l'Italia e per gli italiani.

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