Processate la cultura, non i
politici.
E’ vero, non c’è un modo diverso per vederli
all’opera: si deve per forza incendiare la casa per avere l’intervento dei
pompieri, o minarla per vedere all’opera gli artificieri. Ma cosa va fatto per avere
una squadra di operosi restauratori politici, nella CASA COMUNE ITALIA, prima che venga
giù come una ricotta malfatta e si finisca tutti per accoppare i potenti in una
rabbiosa guerra civile?
L’attuale generazione dei Robespierre sprovvista di
ghigliottine, per non morire d’inedia s’è procurata ogni tanto un Andreotti in
odor di mafia da processare, un Craxi corrotto da far morire in esilio o un genio
del crimine come Berlusconi, per vivacizzare le aule di giustizia per un
ventennio.
E pure, un modo alternativo per procurare clienti
illustri alla “signora guillotten”, il mondo della cultura lo avrebbe
decapitando le idee e le ideologie idiote, prima che possano accoppare interi
popoli come il comunismo, il liberismo, o entrambi in guerra fra loro come in
Italia da 65 anni.
In mancanza di re Luigi XVI e consorti da accoppare,
gli attuali Robespierre italiani giocano al gatto e topo con i Berlusconi e
affini; e forse farebbero bene a domandarsi, prima che sia tardi, se i popoli
sono barbari:
1° perché tale
è la natura umana.
2° o perché la cultura occidentale induce ogni
singolo individuo (peggio s’è molto istruito) a condannare ossessivamente le
azioni altrui, per risparmiarsi, da “portatore sano” di idee da manicomio, la
camicia di forza.
Se in Italia il governo è sempre stato una specie di
conclave alla rovescia, dove si entra papa e si esce, (altro che cardinale)
prete spretato, e magari ammanettato, (se si tratta del “papi” di Arcore) senza
avere il potere reale di licenziare nemmeno un cameriere di Palazzo Chigi, figuriamoci
un ministro, allora, qualcosa di profondamente guasto nella cultura filosofico
giuridica italiana c’è.
E insabbiare questo problema è un attentato al
popolo e al suo sacrosanto diritto di autogovernarsi per vivere e non per
schiattare. Per 65 anni abbiamo affrontato i problemi cambiando i politici
invece della cultura politica da manicomio d’Aversa. Ora siamo arrivati anche a
processarli invece di processare le idee. Quindi il popolo si predispone ancora
oggi a truffare sé stesso, visto che avrebbe bisogno di una esplosione di posti
di lavoro e di PIL, ma si è affidato ad una classe politica capace solo di
spendere poco, invece di produrre molto.
Insomma, sindacalisti e dipendenti hanno fatto ricca
l’Italia, ma ora dovrebbero affidare il potere agli imprenditori per far
ripartire la produttività ed evitare l’imminente default, ma non lo faranno.
Agli imprenditori italiani agonizzanti, i
sindacalisti e i comunisti hanno il potere di riservare in esclusiva tre cose:
tasse, manette o corda per impiccarsi; anche se da venti anni insistono a farsi
rappresentare politicamente dall’imprenditore più capace e potente d’Italia:
Berlusconi. E se è questo il trattamento riservato allo strapotente, immaginate
cosa è in grado di fare, questo Paese, ad un qualunque imprenditore onesto che osasse
fare politica !
Il potere dei lavoratori è così radicato, esteso,
inossidabile e potente come una dittatura, che agli imprenditori non comunisti,
restano tre sole cose a loro insindacabile scelta: fallimento, galera o cassa
da morto.
Guardatevi intorno, gli imprenditori italiani stanno
fallendo in massa, e i titolari di nuove imprese sono tutti immigrati di
colore. Nei mercati di paese, un imprenditore di pelle chiara, sembra un
immigrato clandestino in Africa, per la schiacciante maggioranza di
imprenditori di colore che vendono beni e servizi più competitivi dei suoi.
A questo ci ha portato il comunismo: ha il merito di
aver fatto dell’Italia la quinta potenza mondiale e degli italiani un popolo
ricco, ma porterà tutto e tutti al fallimento, tenendo ancora gli imprenditori
sul banco degli imputati, per risparmiare all’idea comunista vera e liberale
finta, la camicia di forza.
Nella dittatura italiana, il potere liberale non
tornerebbe più agli imprenditori nemmeno con la guerra civile, perché degli
imprenditori capaci di investire autonomamente ricchezza propria e produrre
ricchezza per tutti pagando salari e tasse, si è estinta la razza almeno da tre
decenni.
Perciò, caro Presidente Napolitano, si risparmi pure
un travaso di bile. I popoli non si salvano all’ultimo secondo del suo mandato
come vuole fare lei. Trenta anni fa avrebbe dovuto vederla l’urgenza di
trasformare questo Paese da comunista a liberale e non l’ha vista. Ora lo
spieghi lei ai suoi procuratori d’assalto che fermando Berlusconi (il maggior
contribuente d’Italia) stanno segando il ramo su cui siedono. E se riuscirà a
convincerli avrà salvato l’Italia: senza tecnici e senza saggi.
Dopo 65 anni di istruzione obbligatoria, in Italia abbiamo
cervelli pensanti (professori, dottori e tecnici) da impestare il pianeta; ma ci
mancano le mani operose di imprenditori onesti e capaci, perseguitati, rapinati
e distrutti dai comunisti manettari e tassatori, e dai banchieri usurai, con la
santa benedizione dei liberali, troppo impegnati a fare profitti per capire che
in un Paese ibrido: comu-liberista, a trovarsi per primi nei guai sarebbero
stati i liberali col dovere di produrre, rubare o impiccarsi, e non i comunisti con lo strapotere di tassare e sperperare.
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